sabato 26 dicembre 2009

"UN MOMENTO DI RELAX"



Buon pro vi faccia!

"OBIETTIVO: RIFIUTI ZERO"

In ogni parte del mondo, solo gli affamati e i disperati vorrebbero una 'discarica' a disposizione; il motivo è che questi "esseri non esseri" confidano nei rifiuti dei benestanti per sopravvivere alla disumana condizione che li opprime sin dalla nascita.
In ogni altro luogo, ognuno tende a rifiutare istintivamente un sito tanto sgradevole e 'allarmante'. Ciò vuol dire che le montagne di rifiuti della nostra opulenta società li vorremmo collocati negli immondezzai delle grandi metropoli del 'terzo mondo' o bruciati in località lontanissime.
Questi 'privilegi', per evidenti ragioni economiche e logistiche, non possono essere però soddisfatti; allora che fare visto che una soluzione bisogna assolutamente escogitarla?
L'unica risposta è allora quella di tendere al contenimento dei materiali (non rifiuti) di scarto allo "ZERO". Ciò significa almeno due cose:
1) riduzione della produzione complessiva dei residui, attraverso un nuovo modello di consumo (imballaggi ridotti all'essenza, diffusione distributori e riuso contenitori, borse personali o comunque biodegradabili, eliminazione dell'usa e getta, ecc.)
2) avviare sistemi di raccolta "porta a porta" per una sempre maggiore differenzazione delle sostanze eliminabili, educando e responsabilizzando la cittadinanza anche attraverso la riduzione complessiva dei costi, premiando i cittadini virtuosi e penalizzando gli indifferenti.
Si tratta pertanto di imporre una cultura adeguata alle esigenze dei tempi che stiamo vivendo e che preannunciano, se non si assumono da subito responsabili ed adeguate contromisure, un autentico disastro per le prossime generazioni.
In sostanza bisogna porsi almeno tre obiettivi:
a) fare in modo che i residui indifferenziati siano drasticamente e progressivamente ridotti;
b) incenerire solo sostanze inerti non recuperabili e comunque non pericolose alla salute;
c) recuperare tutti i materiali riciclabili e riutilizzabili;
Se si riuscirà a coronare questo percorso, oltre a maturare la coscienza dei cittadini e a contenere i relativi oneri, che cosa finirà nelle ecoballe? Bisognerà certo avere assolute garanzie affinché non contengano rifiuti speciali (scorie radioattive, residui di metalli pesanti, amianto e quant'altro). Se così avverrà, la pericolosità di una 'discarica' sarà manifesta soprattutto nella pur contenuta mefiticità.
Ovviamente nulla è semplice e niente è scontato; i tempi saranno comunque lunghi e dovranno interessare tutto il territorio provinciale. Il progetto è però realizzabile tanto che presto una proposta concreta sarà sottoposta al vaglio del Consiglio Provinciale; inoltre molti comuni (Montelupone, Appignano, Urbisaglia, Loro Piceno, ecc.) sono ad un livello di raccolta differenziata quasi esemplare.
Nelle attuali condizioni sarebbe pertanto opportuno procrastinare il più possibile la realizzazione di una discarica a Mogliano, cercando nel contempo di valutare accortamente l'evolversi degli eventi che la situazione impone.
Non è certo il caso di affidarsi ad istintive ed egoistiche rivendicazioni, ma certamente esigere, con la dovuta autorevolezza, la tutela dei diritti e delle garanzie di tutta la comunità.
La politica è tale se riesce a maturare consapevolezza, se alimenta la partecipazione, se fa crescere la democrazia ed il protagonismo dei cittadini. Questa sarebbe la prima missione di una buona amministrazione.
I nostrani amministratori non si lascino quindi "abbagliare" da allettanti e fragranti offerte pecuniarie che possono risultare, alfine, molto più onerose di quanto è dato sembrare.

venerdì 18 dicembre 2009

"PERCHE' VINCE SEMPRE BARABBA?"

L'episodio è noto. Duemila anni or sono, nella Palestina occupata dai "romani", il governatore del tempo, Ponzio Pilato, si trovò nell'imbarazzante situazione di dover prendere una decisione piuttosto difficile; condannare un uomo che non aveva compiuto nessun atto criminale. La casta ebraica del tempo, sempre e ovunque ossequiosa verso il potere dominante, ne sollecitava però la risolutiva condanna.
Perché tutto il Sinedrio esigeva una soluzione tanto radicale? La versione ufficiale è quella che tale soggetto, di nome Gesù, si dichiarasse "re dei Giudei".
Certamente una affermazione che al giorno d'oggi, ma sicuramente anche allora, sarebbe stata considerata quantomeno dissennata, addirittura da autentico mentecatto. Quindi un individuo facile da ridicolizzare, emarginare, e comunque assolutamente incapace di 'trascinare' moltitudini, al punto di mettere a repentaglio il potere religioso o politico del tempo.
Allora la realtà era o poteva essere anche altra; magari quella che Gesù fosse un individuo in grado di rivolgersi alle genti con parole semplici, ma penetranti, al punto di svegliare e attivare le coscienze dei tanti plebei e derelitti senza speranza, atavicamente rassegnati e comunque ridotti all'apatia mentale.
Solo una tale circostanza poteva infatti costituire un autentico pericolo per il sovvertimento dello 'statu quo'. C'erano anche delle bande armate, i noti "zeloti", che però operavano attraverso sanguinosi attentati, facili da esecrare e controllare politicamente. E' noto come spesso queste formazioni militarizzate sono raffigurate, impropriamente, come loschi 'briganti' o 'banditi'.
Assumiamo allora questa ipotesi come realistico riferimento al dubbio di Pilato. Si poteva condannare un individuo solo per la capacità comunicativa e le pacifiche, persuasive parole che pronunciava? Il pericolo del penetrante messaggio mediatico di un personaggio che godeva tanto seguito era certamente avvertito dalle autorità, ma erano scribi e sacerdoti che ne intuivano l'immediatezza e la minaccia ai loro consolidati privilegi e, non disponendo di potere legislativo, erano costretti a delegare agli occupanti romani la decisione definitiva.
Pilato vive il dilemma piuttosto serenamente; se ne lava le mani, ma non fino al punto di accantonare il problema; sa che non può permetterselo. Come uscirne pulito? Semplice; affidandosi alla forza di persuasione occulta, ai mass media del tempo, cioè agli stessi potentati religiosi. Il gioco è fatto.
Gesù, uomo originale, diverso, aduso al linguaggio dell'amore e della giustizia, opposto a Barabba, soggetto omologato alla moltitudine, assassino, comunque esecrabile. Il popolino suddito, afflitto da atavica ignoranza, intimorito, ricattato, rinnega e dimentica presto le parole di speranza e libertà dell'innocente Nazareno e lo condanna coralmente alla crocifissione.
Cosa è cambiato nel corso di questi 2000 anni?

lunedì 14 dicembre 2009

"SIAMO UOMINI O CAPORALI?"

Non ho mai 'amato' la dittatura. Conseguentemente, non ho mai amato ne' la violenza, ne' aspirato ad un "padre" cui affidare decisioni e responsabilità che attengono all'esistenza collettiva e pertanto anche a quella individuale. Sono perciò convinto che ognuno, per essere "se stesso", deve essere in grado di gestire la propria vita, di imparare a 'camminare sulle proprie gambe'.
E' per questo che rifiuto ogni assurda o ridicola imposizione tendente a ridurre la mia libertà di pensiero, parola e azione, basando nel contempo la mia concezione di vita sulla consapevolezza che il rispetto, verso gli altri e tutto ciò che fa parte dell'habitat, debba essere assoluto.
Questa è la ragione della mia avversione al 'berlusconismo' e ad ogni sorta di burocratismo partitico, maturata peraltro dopo decenni di fiduciosa e deludente militanza in apparati del genere. Ho alfine compreso (meglio tardi che mai) che l'autentica possibilità di cambiamento della qualità della vita è possibile solo attraverso la propria emancipazione dalla radicata ed estesissima sub-cultura che attanaglia sin dalla nascita. Avete mai provato a pensare come saremmo stati se fossimo nati in terre lontane? Sicuramente avremmo avuto comportamenti, convinzioni religiose e usanze molto diverse da quelle che ci caratterizzano.
Saremmo stati comunque noi stessi? Ne dubito fortemente!. Diversi sicuramente, ma, in ogni caso, formati nella convinzione che il modello di vita acquisito sarebbe stato generalmente considerato "normale", immutabile, tutt'al più tipico per quella data realtà.
Convengo perciò con chi ritiene difficile e faticoso percorrere il cammino verso la propria naturale identità. Verso quella emancipazione che alfine, comunque, appaga ampiamente le nostre genuine aspirazioni, quelle che la fede, in parte, ovunque sublima.
Troppi sono i condizionamenti che gravano sulla soggettiva volontà; basta pensare al quotidiano ricatto imposto dalla necessità per la 'sopravvivenza', in una società basata esclusivamente sulla cultura dell'AVERE e pertanto molto ben disposta verso la beatificante dedizione alla 'carità', ma non altrettanto propensa al solidale impegno per la liberazione dell'umanità dallo sfruttamento e dalle troppe ingiustizie.
Il reperimento delle risorse necessarie, impone quindi la sottomissione o, addirittura, il soffocamento e la frustrazione della stessa dignità. La consapevole paura derivante dalle responsabilità verso i propri cari è sempre condizionante e porta, inesorabilmente, verso la rassegnazione e l'infelicità.
Dopo tanto utile (o inutile) dire, che ne può pensare, come mi è già stato chiesto, un soggetto come il sottoscritto dell'aggressione e ferimento del premier Berlusconi durante la recente manifestazione del PdL a Milano? Una condanna assoluta, senza se e senza ma.
I problemi dei popoli non si sono mai risolti con la violenza, anzi; è storicamente risaputo (da Nerone fino ai nostri giorni) che quando tiranni o democrazie 'dittatoriali' vogliono restringere le libertà individuali, percorrono, senza alcun rispetto per l'altrui esistenza, la via degli attentati (piazza Fontana, ecc. docet). Quando poi qualche esaltato o imbecille provvede nel merito, offre sempre alla vittima l'opportunità di innalzarsi a ... santo o eroe.
Ciò che invece disturba la quiete dei Potenti è sicuramente la capacità di pensare, di riflettere, di analizzare le 'scelte politiche' che incidono su ciascuno; questa è la loro autentica preoccupazione. Non solo pertanto gli 'asserviti' mass media ci propinano offensivi (sia moralmente che intellettualmente) spettacoli finalizzati, esclusivamente, ad ottenebrare le menti, ma disinformano attraverso il travisamento o l'oscuramento dei reali accadimenti.
Non per niente Berlusconi, dopo un sondaggio che rilevava come solo il 20% degli italiani fossero adeguatamente informati e politicamente preparati, definiva il 50% degli altri ... "bambini a livello elementare e neanche tanto svegli".
A prescindere dall'evidente discredito nei confronti di tanta gente, personalmente penso che tanta esaltazione e/o fanatismo, ne siano la scontata controprova.

sabato 12 dicembre 2009

"GLI STRANI PERCORSI DELLA STORIA"

La memoria, in un momento storico tanto caotico e travolgente, perde rapidamente la sua precìpua peculiarità. Non tutti, comprensibilmente, ritengono assoluta e radicale questa affermazione, anche perché ognuno ha una propria visione della realtà che vive e, troppo spesso, le sue 'certezze' non tendono a sollecitare ulteriori e, spesso, fastidiose verifiche.
Allora propongo, per quanti vogliono cimentarsi, la seguente sfida mnemònica; identificare chi ha sottoposto al Premier Berlusconi, tra le altre, le seguenti domande:
1) Il 26 settembre 1968, la sua Edilnord Sas acquistò dal conte Bonzi l'intera area dove lei edificherà Milano2. Lei pagò il terreno tre miliardi di lire. Questa somma del '68, quando lei aveva 32 anni e nessun patrimonio familiare a disposizione, era di enorme portata. Oggi equivarrebbe a oltre 38.739.000.000 di lire. Dopo l'acquisto, lei aprì un gigantesco cantiere edile, che in 4-5 anni edificherà l'area abitativa di Milano2. Tutto questo denaro che gliel'ha dato?
2) Il 22 maggio 1974 la sua società Edilnord Centri Residenziali Sas compì un aumento di capitale che così arrivò a 600 milioni di lire. Un anno dopo nuovo aumento fino a due miliardi (14 miliardi di oggi). Da dove e da chi le sono pervenuti tali capitali in contanti? Se lei non lo spiega signor Berlusconi, si è autorizzati a ritenere che sia denaro dall'orribile odore.
3) Nel marzo del '75 lei diede vita alla Fininvest Srl, 20 milioni di capitale, che l'11 novembre diventeranno 2 miliardi con il contestuale trasferimento alla sede di Milano. L'8 giugno 1978, ancora a Roma, lei fondò la Finanziaria di Investimento Srl, soliti 20 milioni, amministrata da Umberto Previti, padre di Cesare. Il 30 giugno 1978, quei 20 milioni diventeranno 50, e il 7 dicembre 18 miliardi (81 miliardi di oggi, Il 26 gennaio 1979 le due "Fininvest" si fonderanno. Questa massa di capitali da dove arrivò?
4) Sul finire del 1979, lei diede incarico ad Adriano Galliani di acquistare frequenze TV. Galliani entrò in società con i fratelli Inzaranto nella loro rete Sicilia Srl. Soltanto che Giuseppe Inzaranto era anche marito della nipote di Buscetta che nel 1979 non è un "pentito", ma un boss. Lei lo sapeva?
5) Lei fondò l'immobiliare Idra con capitale di 1 milione. Questa società, che oggi possiede beni immobili pregiatissimi in Sardegna, l'anno dopo - era il 1978 - aumentò il proprio capitale a 900 milioni. Come fu possibile?
6) Perché ha acquistato il giocatore Lentini attraverso al finanziaria Fimo che era sede operativa di Giuseppe Lottusi, riciclatore di soldi sporchi della cosca dei Madonia e Lottusi?
Lo ammetto da subito; io non ho una buona memoria e, oltretutto, il trascorrere del tempo non mi è per niente d'aiuto.

lunedì 7 dicembre 2009

"SPERO CHE UN GIORNO MIO FIGLIO CAPISCA"

Sabato 5 dicembre 2009. Una giornata indimenticabile, addirittura storica nella sua originalità. Centinaia di migliaia convenuti a Roma per il "NO B Day". Forti le emozioni, grande la gioia per la prima manifestazione organizzata da gente comune, fuori dai Partiti, assolutamente non ideologizzata. Non potevano ovviamente mancare le bandiere delle organizzazioni politiche che hanno aderito, ma è stata una forte stonatura che non ha comunque avuto nessuna rappresentanza ufficiale.
Io c'ero, come spesso è accaduto, ma l'emozione e stata nuova e straordinaria. Con me c'erano i tanti amici del 'meetup' di Civitanova; un gruppo di giovani con tanta voglia di 'vivere' in un mondo migliore, più giusto, più umano. Alex, geniale nei suoi concreti sogni, Roberto un cuore grande, Tiziana splendida, instancabile lottatrice, altri degni dell'insieme, tra cui Andrea, il sempre meno scettico e il sempre più convinto nell'impegno.
Ecco cosa ha scritto sull'esperienza vissuta:
"Ieri sono andato a Roma, al "NO Cav. Day", con un pùllman organizzato da ragazzi che non conoscevo appartenenti ad uno schieramento politico ('Rifondazione Comunista' n.d.r.). La partenza posticipa alle 9,50.
Arrivo a Roma alle 14; di corsa fuori all'aperto - ondata umana, ressa, scavalcamento - compressione in metropolitana e poi veloci e uniti per non perdersi dietro il fiume di gente che raggiunge il punto di partenza; pesci dentro un fiume colorato all'inizio solo di viola, poche bandiere ancora ordinatamente avvolte e i nostri tricolori (quelli del meetup n.d.r.) al vento come punto di riferimento per non perderci.
Arrivo a p.zza della repubblica, ritrovo di partenza. Subito andiamo verso i gazebo bianchi del "popolo delle agende rosse", un pò defilati, e siamo contenti; sembra di stare intorno al camino mentre fuori c'è la bufera. Ci contiamo; qualcuno si è già perso - pazienza -. Aspettiamo l'inizio della manifestazione, ma tutto cambia; ondate di persone entrano ed escono dalla "nostra casa", giovani, ragazze, anziani, gente normale, politici, telecamere, bandiere ... cazzo le bandiere ... iniziano a sollevarsi come funghi in mezzo ad un prato. Decine, centinaia di bandiere ... bianche I.d.V. e poi rosse 'falce e martello' ... nooo!...passa qualche 'temerario' che sventola l'ulivo PD e vedo, in lontananza, il giallo del 'sole che ride' ... alzo gli occhi e in fondo svolazzano 20/30 palloni bianchi legati a mò di collana dell'I.d.V.. Avrei voglia di strappargliele tutte 'ste bandiere e forare i palloni con una cerbottana ... Guardo i miei compagni d'avventura ... orgogliosi, solo con la bandiera tricolore e l'agenda rossa in mano.
Parte il corteo ... non si capisce niente, ondate, cavalloni. Ci troviamo distanti dal nostro gruppo delle 'agende rosse' con Salvatore Borsellino in testa ... proviamo a risalire ... impossibile ... muro umano; desistiamo e ci prepariamo con le nostre cose. Alex e Tiziana geniali: con semplicità ed efficacia, striscione bianco con scritto "Mangano sei un eroe"; misura 5 mt.. Lo sosteniamo in 6 persone, volto nascosto da un cappuccio nero da 'loggia segreta' e attaccate addosso mostrine con scritto "tessera 1816" e poi il simbolo della massoneria; poi dietro di noi, sopra di noi, le agende rosse e i tricolori spianati.
Compatti ripartiamo. Ci fermiamo dopo qualche metro: ressa di fotografi e persone con telecamere che ci bloccano per documentare. Cavolo dico: quanto siamo importanti! Quasi da gusto ... . Sarà così fino alla fine del corteo: foto a raffica, di continuo, incessanti, senza sosta; qualche free-lance ci fa i complimenti. Luca Telese, giornalista de "il Fatto quotidiano", ci blocca piacevolmente incuriosito ... altri pure; giornalisti con taccuino in mano ci chiedono a quale schieramento apparteniamo. La risposta è una sola: "Alla società civile".
Inizia a far notte ... flash noo, basta flash. Cammino ad occhi chiusi; mi dolgono. Scherzando con i miei compagni dico: "Ehi! abbiamo ottenuto un sacco di popolarità, voglio andare all'isola dei famosi!!"; mi correggono scherzando: "all'Isola dei mafiosi!". Giusto.
Facciamo la strada in salita, mi giro, non ci credo. Mi tiro su il cappuccio: strada piena a vista d'occhio. Proseguiamo contenti; arrivati in piazza San Giovanni - al capo linea - ci fermiamo. scena finale: Alex prende un megafono e dichiara il fallimento della politica corrotta e mafiosa che ha affossato l'Italia; gli uomini incappucciati vengono travolti dalle agende rosse e dai tricolori al vento. Lungo per terra, disteso, esausto. La giustizia vince. Strafoto, straapplausi.
Mi viene da piangere. Ci ricomponiamo con difficoltà. Vediamo lontano il palco con le luci e il megaschermo dietro; che facciamo? Andiamo avanti? Ondate di gente addosso a noi ... no, no spostiamoci sul lato per evitare la corrente ... è tardi ... 17,30; se andiamo avanti restiamo imbottigliati, sembra di entrare in un tram che fa salire tutti e non fa uscire nessuno.
Via, via ... ce ne andiamo a malincuore; ritrovo e sosta ad un bar poco fuori la piazza per rimetterci in sesto, qualcuno al bar, bagni ... comincia a rinfrescare. Torniamo in silenzio per vie laterali verso la Metro"; alla Tiburtina ci aspetta il pùllman, per ripartire alle 19,30. Ancora sfilano per strada.
Adesso tutto è finito, non c'è più nessuno a fischiare e cantare e inneggiare contro ... . Passano a pulire le strade con gli spazzatori. Tantissima gente, anche molta bella gente, molta società civile, ma forse poca ... troppe bandiere ...; dicevamo tra noi: pensa che bello se avessero sventolato solo bandiere tricolori ... sono un pò triste. Spero che sia servito a smuovere qualcosa in noi e negli altri; continuo a chiedermelo mentre scorre il tempo ... .
Arrivo a casa a mezzanotte, aspetto i telegiornali perché non voglio accendere il computer; ascolto: "pezzi grossi mafiosi arrestati" - lui che sforna sicuro dati sul grande successo nella lotta alla criminalità - fischio da capostazione ed inaugurazione treno veloce - 'no cav day' organizzato dall'opposizione sfilano 9.000 persone (altri dicono 90.000) per la polizia, 1 milione per gli organizzatori - cronaca nera. Spengo; vado a dormire.
Dentro il pùllman abbiamo detto che bisogna combattere il vero Potere (di cui B. è solo lo spauracchio) partendo da NOI, da quello che facciamo tutti i giorni, da come ci comportiamo, da quello che consumiamo e come. NOI, ognuno di NOI può fare tanto. Bisogna rimettere tutto in gioco e lo si può fare solo partendo da noi stessi. Le nostre uniche armi sono il potere d'acquisto (per quel poco che ci rimane) e le nostre idee.
Ho speso 21.00 € (20 per il viaggio e 1 per la metro al ritorno). Sono andato in autogrill solo per il bagno. Spero che un giorno mio figlio capisca. Andrea"

venerdì 27 novembre 2009

"ECOBALLE O BALLE?"

Durante l'Assemblea Generale del CO.SMA.RI. datata 26/5/2008 il Presidente Fabio Eusebi invitava tutti i rappresentanti dei Comuni maceratesi alla responsabilità e alla ragionevolezza. Tutto questo dopo oltre sette anni dalla delibera n°345 del 26/10/2001 con la quale la Giunta Provinciale approvava lo studio finale dell'ex "Dipartimento Scienze della Terra" dell'Università di Ancona, al quale era stato affidato lo studio per "l'individuazione delle aree idonee alla localizzazione degli impianti di recupero e smaltimento dei rifiuti". Tra le 5 discariche di I^ categoria individuate, oltre a quelle di Cingoli, Camerino, San Severino e Treia, c'è anche Mogliano.
Questa succinta cronistoria è necessaria per meglio comprendere come il tempo trascorso non sia stato utilizzato dagli amministratori per fornire ai cittadini quelle informazioni indispensabili per conoscere la sostanza dei problemi e poter quindi affrontare al meglio e decidere saggiamente e democraticamente sulle scelte più opportune. Il tutto anche in considerazione dei consistenti introiti economici (circa 4.000.000 di € in 4 anni) che dovrebbero essere destinati al bene della collettività moglianese. Ma quale sarà il prezzo da pagare?
Questa amministrazione non si è finora caratterizzata per dinamicità e chiarezza di idee; intempestiva la convocazione del Consiglio Comunale di domenica 29 novembre, senza alcun preventivo incontro con i cittadini sul tema "rifiuti" e che ha logicamente sconcertato e disarmato tutti, persino la 'minoranza' che ha, giustamente, abbandonato la seduta.
Il CO.SMA.RI., da quanto afferma il Presidente, dispone di mezzi 'coercitivi' (?) per imporre la localizzazione del 'sito' e il tutto deve essere fatto in tempi rapidi.
Di fronte a questa imposizione i cittadini devono assolutamente esigere di conoscere, da subito, quali materiali andranno a finire dentro le "ecoballe" perché è da questa risposta che dipendono la salute, la salvaguardia dell'ambiente e la fragrànza dell'aria.
A noi è giunta voce che si tratta di ... materiale 'inerte', di elemento cioè che non reagisce nel corso di un processo chimico; ma è proprio così? Se il vetro, la carta, la plastica e i metalli vengono separati preventivamente, che resta di inerte? Probabilmente ciò che viene disgiunto dai rifiuti organici e destinato al poco salubre incenerimento; ma se è così, per quale motivo le ecoballe sono, a quanto sembra, provviste di "sfiatatoi"?.
Tutto comunque è affidato ad una seria e responsabile raccolta 'rigidamente' differenziata che passa attraverso l'educazione e la presa di cosciènza di tutti i cittadini, attuabile in modo funzionale solo con un serio e organizzato prelievo "porta a porta". Tale necessità vede Mogliano, per mancanza di sensibilità e determinazione amministrativa, in una posizione provinciale decisamente arretrata. Si è perso insomma moltissimo, prezioso tempo. Non c'è stato ne' senso di responsabilità, ne' ragionevolezza, ne' tanto meno capacità di coinvolgere i moglianesi in un contesto di autentica 'partecipazione democratica'.
Non sarà il caso di attivarsi anzitempo ed esigere che ogni decisione che va a gravare sulla cittadinanza sia preventivamente e collegialmente discussa?

martedì 17 novembre 2009

"L'UOMO GIUSTO AL POSTO (SEMPRE) GIUSTO"

Lo avevamo anticipato lo scorso aprile sulla bacheca che aveva per argomento la diatriba tra i due ex sindaci di Mogliano, al tempo da noi definiti lo "Cincio" e lo "Strappato", per la supremazia alla candidatura a primo cittadino nella locale lista di centro-sinistra.
La lotta, com'è noto, è stata senza esclusione di colpi; alla fine ha prevalso, sfruttando al meglio i 'ferri del mestiere', lo scaltro (ma non troppo) sindaco uscente Ramadori, dagli amici (e non) detto 'Ramaduk'. Come volevasi dimostrare, tra i due litiganti ha prevalso il terzo gaudente; un vero e proprio "harakiri".
Non è però che vogliamo riproporre la "via crucis" dei 'piddini moglianesi' che, in coerenza con l'immagine nazionale, sono anch'essi sempre più in confusione e prossimi allo sbando.
Ciò che ora ci interessa risaltare è la nostra ... facoltà profetica (?). Avevamo previsto che il buon Ramaduk avrebbe fatto "il salto della quaglia" e ... l'ha fatto!.
In vista delle prossime elezioni regionali e comunali a Macerata, ha aderito al 'silenoniano' "Appello ai maceratesi" ovverosìa, una pseudo lista civica di centro-destra del capoluogo che può vantare così, tra altri opportunisti, una forza (si fa per dire) in più. Un "politicante" di pura razza che, vistosi precluso ogni spazio nel PD provinciale, è rapidamente ricorso al disperato tentativo di 'riciclarsi' e non ha trovato di meglio che tentare di arraffare almeno una 'poltroncina', offrendosi agli ex rivali.
Speriamo che i neo amici lo gratifichino, così i prossimi avversari potranno alleviare la "debolezza" che li caratterizza, usufruendo di cotanto insperato e fortunato contributo, per avere maggiori probabilità di successo.
Ciò che ne consegue è comunque una riflessione più profonda: ma come sarà venuta in mente, nelle amministrative del 2004, ad un 'doroteo' di razza, com'è il buon Prof. Miconi, l'idea di proporre (e si che lo conosceva bene), un elemento del genere alla guida del nostro bel paesello? Non sarà forse che ha ceduto alla disperazione dell'ex "Margherita" maceratese, che ce lo ha tanto entusiasticamente rifilato? Insomma, con tante 'croci' da sopportare, era proprio il caso di accollarci anche questa?.
E poi dicono che uno si butta a destra!

mercoledì 11 novembre 2009

"QUALUNQUISMO: MALATTIA INFANTILE"

L'atteggiamento è antico, forse quanto l'uomo; si tratta del 'qualunquismo'. Troppo facile, ma anche ridicolo, trincerarsi dietro alla nausea di facciata nei confronti della politica affermando che: "Tanto sono tutti uguali, pigliano lauti stipendi e se ne fregano della gente. Non ne voglio più sapere; sono molto arrabbiato e penso solo ai miei interessi".
Questa espressione è sintomatica dei molti delusi, tanti dei quali si recano comunque regolarmente ai seggi per votare Partiti e/o esponenti di maggiore rilevanza televisiva. Si tratta soprattutto di gente semplice, assuefatta alle consuetudini, culturalmente modesta, di limitato senso critico, senza forti ideali, ma dalla genuina e risoluta irritazione.
Se si riflette un attimo su questo intenso rancore, si comprende meglio la contraddiziòne che sfugge all'indifferente; l'astio infatti dovrebbe stimolare una reazione alle cause che lo originano. Se così non è, vuol dire che essi eludono anche le conseguenze delle scelte politiche istituzionali (dall'Amministrazione locale al Governo centrale) che condizionano la qualità della vita dell'intera collettività.
D'altronde bisogna convenire che non è 'colpa loro' visto che il "sistema" che ci caratterizza, basato sull'egemonia di un contenuto gruppo di 'potentati', vive e prospera proprio sul disinteresse e la rassegnazione, subdolamente imposti dai vari Poteri (politico, economico, religioso, culturale), alla maggioranza dei 'sudditi'.
Da cotanta premessa si può quindi facilmente dedurre che l'emancipazione umana, la conquista dei diritti dei popoli, la liberazione degli oppressi, la democrazia, sono 'affidate' all'impegno, alla tenacia, al sacrificio, alla generosità di infime minoranze o, addirittura, all'immane coraggio di singoli individui che hanno concretamente inciso nella storia dell'umanità.
Quali sono le peculiarità, l'originalità di questi soggetti, tanto invisi e, da sempre, perseguitati dai 'dominanti'? Semplice; la capacità di 'leggere' il presente affidandosi al passato per proiettarsi nel futuro.
Qualche significativo esempio: perché Berlusconi "è sceso in campo"? Quel 20% di italiani (risultati dai suoi stessi sondaggi) informati, critici e liberi pensatori, lo hanno subito inteso. I restanti connazionali fanno fatica ancora oggi, malgrado l'impudente evolversi degli avvenimenti, a comprenderlo.
Inoltre, perché il 'centro-sinistra' ha difficoltà a coagularsi in un solido e omogeneo raggruppamento di opposizione, al di là degli opportunismi di 'casta' e scissioni di 'princìpio'? Non è che ha perso ogni ritegno etico e aspirazione ideale?.
Per sintetizzare il concetto, non resta che rifarsi a Tocqueville: "Quando il passato non rischiara più l'avvenire, la mente cammina nelle tenebre".

lunedì 9 novembre 2009

"IL FUTURO? SVEGLIA FRATELLI!"


Gli uomini delle istituzioni, non eletti dal popolo ma imposti dai Partiti, brancolano nel buio assoluto. Non solo per mancanza di 'coperture' con la conseguente sospensione, la prima nella storia repubblicana, dei lavori alla Camera, ma per la totale negazione del ... senso dello Stato.
Non si tratta di una lacuna estemporanea; sono ormai tre lustri che i governi navigano a vista, succubi più delle vicissitudini dell'uomo più inquisito al mondo che delle problematiche, anche gravi come la crisi in atto, della nazione.
Il collante che per tanti anni ha tenuto insieme un'accozzaglia di opportunisti senza scrupoli è stata la finalità che ha accomunato, con qualche generosa eccezione, tutta la 'casta' politicante interessata esclusivamente alla strenua difesa dei propri privilegi e delle invereconde bramosie che hanno condotto il Paese alla soglia della catastrofe.
Il debito pubblico è drammatico (1.700 miliardi di €) e sembra destinato a dilatarsi; il PIL (prodotto interno lordo), la ricchezza della nazione, è in fase decrescente. Il lavoro un 'privilegio', la sopravvivenza sempre più stentata.
In un contesto così preoccupante, nascosto o sminuito da scandali di 'palazzo', informazione edulcorata e/o fuorviante, editti e proclamazioni di un Premier in perenne esaltazione, si accetta con pietosa rassegnazione persino la richiesta di un emerito 'nessuno' come Vespa (che chiede un compenso lordo annuo di 'soli' 1.600.000 € per il rinnovo contrattuale del salotto berlusconiano "Porta a porta"). Anche i lauti stipendi (sempre in fase di rapida ascensione) di dirigenti, manager e parlamentari non stimolano 'rabbia reattiva', ma, tutt'al più, nauseato sbigottimento e rancore estemporaneo.
In tutto questo baillàmme, e tra un assurdo "Ponte sullo Stretto" e anacronistiche "Centrali atomiche", si corre verso ... la privatizzazione dell'acqua; non solo un affare da miliardi per pochi grandi gruppi privati, ma la trasformazione di un bene pubblico di vitale importanza, in merce.
I creduloni, che purtroppo non sono mai minoranza, hanno subito 'abboccato' all'amo. Convinti che il "privato è bello" già esultano sulle rovine di un pubblico irresponsabile, raramente in grado di essere ad un dignitoso livello di rispetto dei cittadini e pertanto ogni òra facilmente denigrabile, ma comunque (vedi drammatico degrado attuali FS) sempre meno peggio della voracità privata che ha un solo parametro di riferimento: il PROFITTO.
Tale 'fissazione' multinazionale si basa sul contenimento degli investimenti (meno manutenzioni, meno personale, materiale a buon mercato, sub-appalti speculativi, ecc.) e sull'aumento dei prezzi. Città come Caltanisetta e Arezzo (rispettivamente oberate da una spesa per l'acqua di 445 e 363 € annui medi per famiglia) ne sono l'esempio più rilevante di privatizzazione speculativa. Il tutto senza contare la reggenza discrezionale e/o ricattatòria dei gestori. Insomma un bussiness di circa otto miliardi, che lo Stato elargisce consentendone il ... furto legalizzato.
Il 'pubblico' potrà rimanere, ma solo con una quota massima del 40% della società; ciò significa che ogni decisione sarà assunta dal 'socio', privato, di maggioranza.
Questo è solo l'inizio; il resto dei servizi pubblici locali (gas, trasporti, ecc.) sembra afflitto da identico destino. Per i cittadini il futuro si prospetta sempre più 'arrancante'.
Fortuna che almeno i ricchi possono 'godere' di ... acqua minerale e autista.

mercoledì 4 novembre 2009

"BALILLA E MOSCHETTO, FASCISTA PERFETTO"

Un amico, fascista dichiarato (storaciano), mi racconta: "Da bambino mi mandavano alla colonia fascista alla 'Rocca'. La disciplina era assoluta; al cancello di entrata facevamo la guardia con moschetti simulati, ma provvisti di baionetta. Ad ognuno che entrava, le sentinelle dovevano chiedere la 'parola d'ordine'. Un giorno, che non rispettai questa consegna, fui punito, dai due rigidi assistenti, con tre ore fermo sotto il sole. Gli stessi responsabili alla formazione, ci obbligavano a cantare inni fascisti, ad eseguire esercizi ginnici ed esercitazioni militari in un clima di rigida disciplina. Sai cosa hanno fatto i due assistenti dopo la 'liberazione'? Sono diventati 'socialisti'!".
Essendo quasi coetaneo, ho potuto suffragare la veridicità delle condizioni del tempo per cui ciò che mi ha più sconcertato è stato il suo solo rilevare l'opportunismo dei sorveglianti; non un accenno critico alle tante costrizioni e vessazioni a cui, noi bambini, venivamo sottoposti. L'ingenua mente fanciullesca, soggiogata da figure adulte e oltretutto intimorita da burbere ingiunzioni , non poteva sottrarsi alla condizionante disciplina; solo dopo la 'liberazione' ci dissero che quegli atteggiamenti non erano frutto discrezionale del personale educativo-assistenziale, ma legiferati dai vertici del 'regime' allo scopo di 'formare' la gioventù in assonanza con i crismi culturali e politici tipici dell'epoca.
Sorprendersi dei 'trasformisti' mi sembrava piuttosto riduttivo e anacronistico visto che circa l'80% della popolazione si lascia "trasportare dal ... vento". Il tentativo di farglielo notare fu vanificato dalla sua 'preventiva aggressività'.
L'episodio potrebbe sembrare occasionale e frivolo; in realtà mi ha sollecitato una serie di riflessioni che scaturivano da semplici domande: la realtà che viviamo è affine alla natura umana o conseguenziale ad un 'destino', ormai radicato e ineluttabile (?), che viene tramandato da tempi immemorabili? E quindi: come mai "l'uomo" è sostanzialmente infelice, si sente costantemente irrealizzato, sottoposto a continui conflitti, ingiustizie, sopraffazioni alle quali, alfine, si rassegna? Un bambino, creatura inerme e indifesa, cosa può esigere dagli adulti se non sicurezza, amore, gioco e le dolci, oneste risposte alla sua infinita curiosità? Perché non aiutarlo a maturare attraverso la progressiva assunzione delle sue responsabilità affinché sia sempre in grado di agire e comportarsi come un soggetto pensante e affidabile? Perché si ricorre al facile autoritarismo anziché alla più adeguata e produttiva autorevolezza? Quanto incidono nella formazione di un soggetto il luogo di nascita, l'ambiente famigliare, la religione e la cultura tipica del 'sistema'? Perché le istituzioni scolastiche si limitano, anche nelle società democratiche, alla pura trasmissione di cognizioni nozionistiche, escludendo ogni forma di "partecipazione critica", di crescita intellettiva, di confronto e discussione su tematiche attuali, sull'acquisizione di una cultura autenticamente formativa? Perché, in definitiva, non si vuole percorrere il cammino verso la realizzazione dell'UOMO, maturo, libero, pensante e amplificato nella sua identità originale?.
Quanti interrogativi e quant'altri ne avrei potuti trascrivere, ma forse ne bastava uno: "Perché siamo nati?" Solo quando riusciremo a trovare la 'giusta' risposta a cotale quesito potremo dire di essere vicini alla configurazione che la natura ci ha assegnato; a quel punto però non avremmo più bisogno di ... un PADRE. Forse è proprio questo che i 'potenti' temono.

sabato 31 ottobre 2009

"COMUNISTI ! COMUNISTI !"

Sono 15 anni che il nostro Primo Ministro giustifica ogni opposizione alla sua discussa figura con una parola: "COMUNISTI". Essendo un uomo di 'marketing', ben sa come il ripetere ossessivamente una espressione volutamente spregiativa, questa finisca per assumere un connotato culturale ampiamente condiviso nel senso voluto.
Bisogna anche dire che la tragica paranoia staliniana, le atrocità cambogiane, il delirio maoista e quant'altro passato alla storia sotto il nome di "comunismo", ha agevolato ogni opposizione agli autentici ideali del pensiero 'comunista', quelli che lo Zingarelli definisce "Sistema politico, economico e sociale fondato sull'abolizione di ogni forma di proprietà privata e dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo, mediante la collettivizzazione dei beni e dei mezzi di produzione e la distribuzione dei prodotti secondo i bisogni di ciascuno".
Si potrebbe pensare che tale pensiero filosofico sia una peculiatità esclusiva del 'movimento collettivista'; in realtà è anche una evangelica espressione visto che già negli "Atti degli apostoli" (2/44) è scritto: "E tutti quelli che credevano erano insieme, ed avevano ogni cosa in comune; vendevano le possessioni ed i beni, e li distribuivano a tutti secondo il bisogno di ciascuno."
Come si può notare, il senso delle due definizioni non è solo similare, ma quasi sovrapponibile e, se si considera che i primi cristiani furono ferocemente perseguitati, non è forse perché stavano realizzando la... prima società comunitaria?. L'argomento richiederebbe giocoforza una riflessione molto più approfondita, ma già il dubbio dovrebbe consentirci di riflettere sul lungo e tribolato percorso che la liberazione e fraternizzazione umana spesso persegue, ma che finora gli è stato impedito di raggiungere.
Tutto ciò, per doverosa chiarezza, premesso, resta da chiedersi perché Berlusconi si affida al solo appellativo 'comunista' per dileggiare i suoi presunti oppositori. Non ha forse altre e serie argomentazioni? Non ha cultura politica adeguata? E' afflitto da paranoia acuta? Quando definisce "toghe rosse" i magistrati che svolgono soltanto il loro dovere, sa quello che dice?.
Bene ha fatto il procuratore aggiunto di Milano, Alfredo Robledo a rispondergli: "Se le nostre toghe sono rosse, lo sono per il sangue versato dai magistrati che hanno pagato con la vita la difesa della legalità e dei valori costituzionali, a cominciare da Falcone e Borsellino".
Forse il Primo Ministro, che fino ad oggi ha sempre tentato di difendersi dai 'tribunali' e non nelle aule giudiziarie, non vuole ricordare il valore dei tantissimi magistrati, da Rocco Chinnici a Rosario Livatino, da Gaetano Costa a Emilio Alessandrini, Bachelet, Amato e tanti altri, uccisi da brigatisti e dalla criminalità organizzata, financo collusa con apparati dello Stato?.
Riconoscere l'onestà, la dirittura morale, lo spirito di abnegazione e sacrificio di tanti bravi 'servitori dello Stato' lo metterebbe certamente in difficoltà dinanzi alla propria non limpida storia. Ciò lo costringe anche ad affidarsi alla denigrazione, all'offesa, al disperato qualunquismo, all'esaltazione della strafottenza e dell'aggressività, atteggiamenti e locuzioni ben comprensibili dall'ingenua coscienza di tanti poveri di spirito, che non possono o vogliono comprendere la forte debolezza del loro 'leader'.
I tempi che si prospettano sono carichi di foschi presagi; la democrazia è fortemente in pericolo. Forse sarebbe ora che gli autentici "cristiani e comunisti" uscissero dai loro anacronistici recinti e, fuori da ogni schematismo partitico e condizionamento religioso, facessero udire con forza il grido di 'resistenza' e 'liberazione'.
Qualche giorno fa il comunista(?) Diliberto, non più parlamentare per 'raffinati principi ideologici', dopo un incontro con il neo-segretario del PD Bersani, ha detto che " ... su molti punti eravamo in disaccordo; solo su due o tre collimavamo". Possibile che non si sia ancora reso conto che questo è il momento di ricostituire il C.L.N. (Comitato Liberazione Nazionale) di 'partigiana memoria'?.
Non ho mai compreso coloro che ... ' si tagliano i testicoli per fare dispetto alle mogli'.

sabato 17 ottobre 2009

"CONSOLIDAMENTO DI REGIME"

L'hanno seguito, l'hanno filmato, hanno persino interpretato i suoi movimenti, addirittura i suoi pensieri. Con spietata coerenza, hanno messo in atto le minacce che ormai, puntualmente, rivolgono a quanti hanno l'ardire di fare il proprio dovere, di svolgere con serietà e scrupolosità il proprio lavoro, senza guardare in faccia a nessuno.
Così, sulla TV ammiraglia Mediaset (Canale 5) il giudice Raimondo Mesiano, colui che ha condannato la Fininvest al risarcimento di 750 milioni di Euro alla Cir di De Benedetti per la vicenda relativa alla casa editrice Mondadori, assegnata, vent'anni fa, alla Società di Segrate dal giudice romano Vittorio Metta (di destra o di sinistra?) corrotto, com'è stato appurato, con i soldi di Berlusconi.
Bene, cioè male perché del risoluto giudice milanese che cosa è stato evidenziato per metterlo alla 'berlina' di fronte a milioni di telespettatori? La prima etichetta, banale, ovvia e scontata, è che si tratta di un magistrato di ... estrema sinistra (?), esattamente come tutti coloro che non intendono 'ossequiare' il Grande Fratello. Il resto riguarda il suo abbigliamento (camicia, pantaloni blu, mocassimo bianco e calzini turchesi) e il suo comportamento in attesa davanti al negozio del proprio barbiere e anche dentro, durante la 'rasatura'.
Assolutamente niente di particolarmente stravagante; un modo di agire assai comune, normale. Ma come è stato descritto dal 'povero' conduttore del programma "Mattino 5", Claudio Brachino, di giovedì, 15 ottobre, dove era ospite, guardacaso, il condirettore de "Il Giornale", Alessandro Sallusti ? In modo mellifluo e insinuante (ma non saranno loro i veri 'perversi'?) si è tentato di farlo passare per un soggetto piuttosto nervoso, eccentrico, alquanto 'strano'.
In realtà l'obiettivo non è però solo quello di magnificare per 'originale' un uomo normalissimo, ma di intimorire tutti coloro che non intendono 'piegarsi', che si ostinano a permanere dignitosi, che sanno quanto siano preziosi libertà e democrazia.
Com'è possibile che tutto ciò possa accadere senza che l'opposizione, in particolare il Pd, che pure raccoglie milioni di consensi, faccia sentire la sua voce, promuova iniziative, mobiliti militanti, si agiti, faccia almeno un flebile lamento? E' accettabile che mentre l'Italia corre verso lo sfascio totale, questi afoni menestrelli si gingillino per mesi con un "congresso" avulso da ogni pregnanza politica, senza forti progettualità, tutto incentrato sul ... chi sarà il prossimo segretario?.
E' giusto 'caricare' tutto il contrasto alla furia distruttiva di un mitomane sulle spalle di pochi generosi, che rischiano di apparire sempre più patetici Don Chisciotte? E la gente? Forte è la speranza e l'impegno di quanti sono consapevoli del disastro in arrivo; la partecipazione è sempre attiva e cosciente del ruolo obbligata a svolgere.
Berlusconi, che non è sciocco, però ben sa che una notevole percentuale di elettori è intimidita, non legge, non si informa, non è critica, ma si affida, con estatico 'candore', alla ipnotica 'leggerezza' delle sue tante televisioni. E' per questo che tende al definitivo 'colpo di mano' contro la RAI nel suo insieme (siamo molto oltre il 'conflitto di interessi'), ed in particolare contro quei pochi, decenti programmi culturali che non sono ancora sotto il suo ferreo controllo.
Qualche giorno fa De Magistris ha lanciato un forte richiamo verso tutte le componenti di opposizione, affinché si uniscano contro il comune avversario. Sarà ascoltato?
Se non ora, quando?

venerdì 16 ottobre 2009

"DUE SENTENZE QUATTRO BUGIE"


La doppia sberla subita da Berlusconi sui lodi Mondadori e Alfano ha partorito una serie di balle spaziali che, grazie al silenzio del PD e all'avallo della stampa "indipendente", sono subito diventate Vangelo. (di Marco Travaglio, da l'Espresso)

1. Non è vero che - come strillano i berluscones e ripete Pappagalli della Loggia sul 'Corriere della Sera' - "innovando la sua stessa giurisprudenza, la Consulta ha stabilito che una legge ordinaria non basta, ci vuole una legge costituzionale" per immunizzare le alte cariche. Già nella sentenza del 13.1.2004 che bocciò il lodo Schifani, la Corte scrisse: "Alle origini dello Stato di diritto sta il principio della parità di trattamento rispetto alla giurisdizione, regolato da precetti costituzionali". Poi, per respingere il lodo, ritenne sufficienti quattro profili di incostituzionalità nel merito; quanto al fatto - pure contestato dal Tribunale di Milano - che la schifanata era solo una legge ordinaria, tagliò corto: "Resta assorbito ogni altro profilo di illegittimità costituzionale". Dunque, non disse mai che, per derogare al principio di eguaglianza, basta una legge ordinaria.

2. Non è vero - come scrive Angelo Panebianco sul 'Corriere' - che "nel '94 la caduta del governo Berlusconi fu propiziata dalla garanzia offerta ai congiurati che non ci sarebbero state immediate elezioni anticipate. Ma al Quirinale oggi siede un vero custode della Costituzione come Napolitano". Il primo governo Berlusconi cadde perché la Lega gli tolse la fiducia in dissenso sulla riforma delle pensioni. Scalfaro, con buona pace dello smemorato editorialista, fece quel che gli imponeva la Costituzione: verificò l'esistenza di un'altra maggioranza e la trovò intorno al governo Dini, scelto dallo stesso Berlusconi, che poi gli negò la fiducia. Nessuna congiura, nessun 'ribaltone'.

3. Non è vero che Berlusconi rappresenta il 68 o il 72 per cento degli italiani né che - come strombazza Panebianco - "gode di consensi più forti, secondo i sondaggi, di qualunque governo del recente passato al secondo anno". Le Europee di giugno parlano chiaro: il Pdl ha raccolto 10.807.794 voti, cioè il 35,26% del 60,81% dei voti validi, cioè il 21,47% degli aventi diritto. E la Lega il 6,21. lopposizione parlamentare si divide il 24,75%, quella non approdata in Parlamento oltre il 10, mentre il totale di astensioni, bianche e nulle tocca il 37,17. Traduzione: il centro-destra rappresenta meno del 28 per cento degli elettori, il Pdl un italiano maggiorenne su 5. Berlusconi ha raccolto la miseria di 2,7 milioni di preferenze: il 5,7 per cento degli elettori, poco più di uno su 20.

4. Non è vero che Berlusconi è stato "eletto dal popolo". L'Italia è una repubblica parlamentare: il popolo elegge il Parlamento che esprime una maggioranza in cui il capo dello Stato pesca il presidente del Consiglio. Se il Cavaliere, troppo occupato con i giudici o le escort, non ha tempo per governare, può passare la mano a un collega di partito. Come fanno in tutte le democrazie i politici indagati (imputati non ne risultano).

(16 ottobre 2009)

sabato 10 ottobre 2009

" UN SORRISO LI DISTRUGGERA' "

Un mio vecchio amico, da anni 'emigrato' sulla costa adriatica, ha un 'difficile' rapporto con un coinquilino non italiano a causa, sembra, dei comportamenti poco rispettosi dello straniero, all'origine di incomprensioni e liti che compromettono la civile convivenza del condominio. Mi ha mandato un video, che intimorisce perché non lascia dubbi sull'ineluttabile "fine" della nostra cultura e, forse, della nostra stessa sopravvivenza (che mi è tecnicamente impossibile allegare) a dimostrazione della sua 'comprensibile ostilità'.
E' però lo stesso simpatico amico ad asserire che, comunque, "non si può fare di tutta l'erba un fascio". L'affermazione è assolutamente condivisibile, ma non può essere fine a se stessa, anzi induce ad altre considerazioni se si vogliono seriamente affrontare le problematiche che derivano dall'immigrazione di massa e, in particolare, delle popolazioni più sospette, quelle di colore e le medio orientali.
Premessa: quando nei primi anni sessanta mi trovai catapultato, per ragioni di lavoro, nella metropoli lombarda, oltre a subire la scontata invettiva di "Terrone" da parte delle, allora, maggioranze meneghine, ebbi modo di analizzare il comune sentire degli autoctoni, meno colti, nei confronti di tutti coloro che, per le sole ragioni di sopravvivenza, erano costretti all'esodo dalle natie terre del sud.
La stragrande maggioranza degli immigrati si adattarono rapidamente alla cultura e ai ritmi del luogo. Una infima minoranza preferì invece, per opportunismo o vocazione, dedicarsi ad attività illecite o delinquenziali. Conseguenza immediata di tale devianza, fu la "generalizzazione"; il disprezzo verso gli 'importati' fu così arricchito degli infamanti appellativi di circostanza.
Non più supportati dalla rimossa 'storia', siamo ora tutti ... 'milanesi'; ogni immigrato, grazie anche alla spietata e interessata politica perseguita dalle forze politiche più retrive, diventa, agli occhi di molti italiani, un soggetto pericoloso o comunque infido. Il "sospetto" segna l'inizio dell'inimicizia, dello scontro.
A prescindere, per ovvietà, dal fatto che la "Legge" deve perseguire quanti delinquono, ognuno in proporzione al reato e senza distinzioni di ceto, razza o carica ricoperta, resta da comprendere il perchè di questa perpetua lotta tra 'poveri' e il come tentare di risolverla.
A chi giova, innanzitutto, questa violenza tanto diffusa, questo odio che cova subdolo e brutale negli animi, questa convinzione che ognuno è migliore, più forte, più bravo del "diverso"? Chi trae da sempre, e comunque, vantaggio dal sangue dei derelitti e dalle lotte fratricide alientate da predatori senza scrupoli? Le religioni perché si limitano a gratificare i fedeli più con riti, preghiere, digiuni, e "verità rivelate", anziché mettere esemplarmente e decisamente in atto gli insegnamenti di "fratellanza", "amore", "solidarietà" e "condivisione"? Non è che tra i vertici di ogni "Potére" (economico, politico, religioso, culturale) esiste un unico assioma: il dominio del mondo?.
Sono interrogativi ai quali ognuno può, volendo, facilmente rispondere. Lo faccio con un esempio: un vicino pakistano, quando sono tornato dal ricovero ospedaliero, mi ha gratificato di un inatteso dono: una borsa piena di frutta. Ci siamo abbracciati. L'Amore, che è anche un semplice sorriso, sconfigge fanatismi, abbatte muri, annienta Potéri. Ecco perché ... gli "avidi di Dominio" lo avversano ovunque e in modo assoluto.
Una vita autentica (non una semplice esistenza) dipende esclusivamente da noi, dalla nostra libertà e capacità di AMARE. E' molto semplice; basta vincere la ... paura. Provare per credere!

venerdì 9 ottobre 2009

"FORTUNA CHE SILVIO C'E' ?!"

Sono ormai tre lustri (cioè dalla Sua" scesa in campo") che il 'nostro Premier', probabilmente afflitto, come Veronica Lario ne ha denunciato la malattia, da "infantilismo paranoico", attribuisce ad una serie infinita di categorie, soggetti ed Enti, l'appellativo, secondo lui spregiativo, di "comunista" o, quantomeno, di "sinistra". Tutti coloro cioè che non si allineano o che reputano la sua politica non conforme agli interessi nazionali o che comunque non sono culturalmente 'attratti' dal Suo 'carisma', vengono "catalogati" come 'pericolosi sovversivi', antitaliani, 'belve rosse' indegne della Sua 'comprensione e bontà'.
Verrebbe da ridere se la questione non riguardasse il dramma che da troppi anni stiamo subendo in questa povera Italia, mai così mal ridotta e ovunque sbeffeggiata.
Chi non conosce la "vera" storia dell'uomo di Arcore (e sono purtroppo in tanti), penserà che le mie espressioni siano dettate da acredine o invidia. Nessun sentimento rancoroso alberga invece nel mio sereno animo, tutt'altro; forse, direi, un pò di tenerezza.
Ciò premesso e per puro spirito culturale, analizziamo allora questo astioso accanimento contro i "non allineati" col 'Grande Fratello'. Partiamo da figure esemplari come Falcone e Borsellino (peraltro noto simpatizzante dell'MSI), che hanno pagato con la vita la loro decisa lotta alla "mafia". Domanda: fossero ancora in vita, oggi come oggi, sarebbero considerati di destra o di sinistra?. Travaglio, allievo del grande Montanelli e 'liberale' come lui, è sinistroide oppure un genuino giornalista, che spesso ha criticato D'Alema e C., assolutamente indipendente? E' notoria la sua rigida attinenza ai "fatti", che documenta in spregio a tantissimi rischi, anche fisici, e che nessuno, ad oggi, ha potuto efficacemente ed adeguatamente confutare.
I nove Giudici della Corte Costituzionale che hanno bocciato il "Lodo Alfano", sono catto-comunisti o soggetti al di sopra delle parti che si sono limitati ad applicare, come loro dovere, gli articoli 3 e 138 della Costituzione? Il Presidente della Repubblica, pur noto esponente dell'ex PCI, non aveva ratificato (forse anche affrettatamente) il Lodo medesimo, col plauso dell'intero staff berlusconiano? Santoro, notoriamente di 'sinistra', conduce le sue inchieste con ampia documentazione e alla presenza di esponenti politici o giornalisti di entrambi gli schieramenti. E Vespa perché consente a Berlusconi monologhi in assoluta solitudine? Perché nessun giornalista è 'libero' di rivolgere al Premier domande sgradite o non pre-concordate? La libertà di stampa non è l'esistenza di organi che criticano l'operato del governo, ma la possibilità di esercitare la critica nel pieno rispetto del diritto di farlo senza censure, senza intimidazioni, senza minacce e senza Leggi costruite apposta per condizionare pesantemente i giornalisti. Ma è proprio vero che i mezzi di informazione sono, al 90 o 72% ( ?) gestiti e/o controllati dalla sinistra?
Mi perseguita costantemente un forte dubbio: ma non è che ogni 'testa pensante' che non vuole assoggettarsi alla forza del denaro, che ama l'autentica libertà, che desidera una vita dignitosa e aspira ad un futuro più vivibile, sia rigidamente un "comunistaccio" e invece chi ... si ravviva davanti a 'chiappe e culi' di insipide veline, si assopisce di fronte a volti adulatori e senza domani, si pone aprioristicamente contro coraggiose 'escort' e derelitti in cerca di illusoria speranza, sia tra i coristi di "Fortuna che Silvio c'è"?.

mercoledì 7 ottobre 2009

"LA BALENA NON E' ANCORA A BORDO"

La Corte Costituzionale ha respinto il "Lodo Alfano". La notizia è già felicemente approdata nella materia cerebrale di ogni essere pensante, in tutti coloro che hanno a cuore non solo la democrazia e la libertà, ma anche la stessa qualità della vita.
Si può quindi definire, quella di oggi, una giornata davvero storica perché potrebbe segnare una svolta nella quotidianità di ognuno. Domani sarà sicuramente un giorno meno tenebroso, meno angosciante dopo tanti anni di tensione dovuta alla protervia, sempre più disarticolata e opprimente, dell'attuale classe dirigente.
Qualche riflessione però è bene farla. Innanzitutto il voto della Consulta non è stato unanime; sembra che solo 9 giudici, sui 15 membri della Corte, hanno ritenuto incostituzionale la proposta del Ministro della Giustizia.
In definitiva, se si è ... rispettata la Costituzione, lo si deve alla risicata maggioranza di soli 2 giudici. Certamente una piacevole vittoria, ma non certo tanto rassicurante e indiscutibile. Tra qualche anno potrebbe riproporsi analoga situazione ad personam, come già fu per le Cirielli, Pecorella e Schifani, visto che l'ossessione del Presidente del Consiglio è quella dei Tribunali.
In tal caso, fermo restando il dominio politico, economico e culturale del Premier, ed il suo sempre più invadente condizionamento nei confronti di personalità istituzionali (ben due giudici Costituzionali hanno vantato una cena con i vertici governativi), si può facilmente intuire il fatale destino della nostra invidiabile Costituzione.
Bisogna inoltre chiedersi quali saranno le reazioni di una "destra" sicuramente in difficoltà, ma non certo rassegnata alla fatale deriva. I primi segnali non sono affatto difformi dai tipici atteggiamenti che da sempre caratterizzano il PDL e il suo alleato. La Lega addirittura minaccia il ricorso alla sollevazione popolare e non è pensabile che Berlusconi possa cedere tanto facilmente; il suo appellarsi al consenso elettorale, unica motivazione disponibile, lo rende oltremodo 'disperatamente' arrogante e pronto a qualsiasi reazione, pur di non farsi processare.
Pertanto, come un cetaceo ferito, tenterà sicuramente distruttivi "colpi di coda", quelli più pericolosi e imprevedibili, che possono schiudergli le porte al tanto anelato regime (vedere "Piano di Rinascita Democratica" della P2). Gli 'ascari' e le sue 'truppe cammellate' sono infatti già in fermento per "l'oceanica" manifestazione del prossimo 5 dicembre.
In questo possibile contesto, tutte le forze di opposizione non devono "allentare la guardia" e finirla, finalmente, con le sciocche e interminabili diatribe, finora causa principale del degrado nazionale, e vegliare, unitariamente, sull'evolversi degli avvenimenti. Non è possibile che il PD (assorbito da mesi in un ridicolo 'congresso') e la Sinistra Radicale (6,5% di inutilizzabili consensi), ... "mentre la nave affonda, stiano a disquisire sul colore delle scialuppe". Se la situazione è ancora sostenibile, lo si deve esclusivamente a quei pochi giornalisti, attori, magistrati e intellettuali che, insieme alla sola I.d.V., svolgono coraggiosamente, da oltre un decennio, l'autentica opposizione.
No! la 'balena' non è ancora issata a bordo.

lunedì 5 ottobre 2009

DEMOCRAZIA O DITTATURA "DEMOCRATICA"?

In un Paese autenticamente democratico, il giornalismo dovrebbe essere assolutamente indipendente; deve cioè svolgere il ruolo che ne caratterizza la specificità, che è quella di poter criticare e informare, senza alcun condizionamento, sull'operato delle istituzioni preposte alla gestione politica, economica, legale e culturale della Nazione. Ovviamente ogni giornalista deve attenersi al codice etico e professionale, in modo da garantire il riscontro delle affermazioni e, logicamente, il rispetto della privacy nei confronti delle scelte e dei comportamenti individuali.
Una società veramente democratica dovrebbe essere, anche, caratterizzata dall'indipendenza assoluta della magistratura nei confronti dell'esecutivo. Entrambi dovrebbero conformarsi, quale riferimento d'obbligo, alla Carta Costituzionale i cui princìpi e normative dovrebbero essere finalizzate al bene comune, alla tutela dei cittadini, all'uguaglianza, alla giustizia, alla libertà.
Una collettività meramente democratica dovrebbe alfine distinguersi per la partecipazione reale dei cittadini, chiamati quindi non solo al voto per la nomina dei propri rappresentanti, ma al controllo del loro operato, esigendone trasparenza, onestà, serietà, responsabilità.
Quanti Paesi al mondo possono vantare una simile sovranità popolare? Per quanto è dato sapere, nessuno. Ci sono certamente varie Nazioni che godono di avanzata seppur imperfetta democrazia. Sono in particolare quelle dove la criminalità organizzata (mafia, massoneria coperta, servizi segreti deviati, politica corrotta, ecc.) non è penetrata nei vertici delle strutture istituzionali.
In Italia a che punto siamo? Innanzitutto una doverosa premessa: la nostra Costituzione è indubbiamente tra le più avanzate del mondo. Non raramente viene presa a modello da costituzionalisti di altri Paesi. Il problema perciò è sempre stato la sua progressiva disapplicazione da parte dei Governi che si sono succeduti dal dopoguerra in poi, che l'hanno ritenuta un ostacolo ai loro sempre più bramosi interessi.
Questa opera distruttiva non può però essere volgare, pacchiana; abbisogna del servilismo della stampa, della sottomissione della Magistratura, dell'imbonimento televisivo, del sostegno militare, dell'imbarbarimento, dell’intimorimento, del razzismo, dell'intolleranza; insomma di una serie di elementi che portano al disinteresse, al qualunquismo, alla rassegnazione popolare.
Non tutti però si sottomettono a questa subdola e pericolosa passività. Che succede allora? Esattamente ciò che è possibile, volendo, constatare. Le TV, ormai quasi monopolizzate e manipolate, fanno vedere ciò che viene loro imposto dai 'dirigenti partitici', ben consapevoli del fatto che gli spettatori tendono a credere, acriticamente, a ciò che vedono. Alla stampa ancora 'non assoggettata' la si minaccia e sottopone a sempre più gravi difficoltà economiche. La Magistratura è continuamente sottoposta a violenti attacchi. A quei "servitori dello Stato" che ancora si ostinano a compiere il loro (pericoloso) dovere, li si costringe a trasferimenti, dimissioni e vessazioni (ved. la Forleo, De Magistris, i procuratori di Salerno, ecc.).
George Orwell, nel suo romanzo "1984", predisse la 'fantascientifica' sudditanza delle masse alla follia del "Grande Fratello"; ora sembra che quell’aberrante degrado umano si stia realizzando e consolidando. Non è certo il momento, per quanti hanno a cuore le sorti dell’Italia, dell’indifferenza della superficialità, dell’ingenuità, della sopportazione.

L’affollatissima manifestazione romana del 3 ottobre ha ridato speranza e vigore a quanti resistono al degrado in atto. Essi sanno che il futuro di questa travagliata Nazione dipende “dall’ottimismo della ragione”.


lunedì 28 settembre 2009

QUELLI "dell'AGENDA ROSSA"

"E' vero; noi siamo quelli del Partito degli Onesti". Con questa convinta affermazione Salvatore Borsellino, fratello di Paolo, ucciso (con la scorta) da "...pezzi dello Stato o da qualcuno che serviva quei pezzi dello Stato" si rivolge al Presidente della Repubblica, Napolitano, che ... "era stato invitato alla manifestazione, ma ha declinato l'offerta adducendo che si trattava di una manifestazione di Partito".
Le migliaia di partecipanti, di appartenenza partitica eterogenea o senza alcun referente politico, hanno accolto l'appello dell'Associazione familiari vittime della mafia, e durante il percorso fino a piazza Navona, hanno scandito slògan contro il lodo Alfano, lo scudo fiscale e i tagli alle forze dell'ordine.
Alla testa del corteo, sorretto tra gli altri anche da Sonia Alfano (omònima, ma non parente del Ministro della Giustizia), Luigi De Magistris, Gioacchino Genchi e lo stesso Borsellino, un eloquente striscione sintetizza lo spirito dell'iniziativa: "Apri gli occhi. Osserva, non chiudere le orecchie, ascolta. Solo così sentirai il fresco profumo di libertà".
I motti più scanditi, in una coreografia caratterizzata dal colore vermiglio delle tante agende che i partecipanti sventolano, sono "Fuori Mancino dal CSM", "Berlusconi fatti processare", "Il lodo Alfano serve solo al nano", "Fuori Dell'Utri dal Senato"; tutti rivelatori di una realtà che sembra ormai inconfutabile: la presenza della mafia dentro le istituzioni. Quando il corteo arriva a via delle Botteghe oscure, è d'obbligo una breve sosta per ricordare Enrico Berlinguer con un grido ritmato e commosso: "Sei stato l'unico".
Non è forse casuale che il degrado politico e culturale che stiamo vivendo, sia conseguenziale anche alla scomparsa dell'agenda rossa, dove il magistrato, assassinato il 19 luglio 1992 in Via D'Amelio, annotava appunti preziosi e decisivi per le sue indagini.
Sul palco allestito in piazza Navona non si sono alternati solo i personaggi di maggiore spicco. Di Pietro, l'unico uomo di Partito che ha condiviso l'iniziativa (aperta a tutti), è intervenuto con una schietta e dura condanna nei confronti dell'organizzazione mafiosa. Anche Pino Masciari, l'imprenditore calabrese che ha avuto il coraggio di denunciare i suoi taglieggiatori e per questo vive, con la famiglia, sotto la costante minaccia della vendetta malavitosa, un'esistenza disumana. Non sono mancate voci di giovani, che hanno espresso forza e speranza, e di giornalisti investigativi, tra cui Carlo Vulpio, che hanno denunciato intimidazioni e vessazioni non solo da parte della criminalità organizzata, ma anche dei responsabili dei loro giornali.
La giornata delle agende rosse si chiude con l'appello di Salvatore: "Cosa voglio? La verità. E' troppo? E' un atto eversivo?". Il dubbio avvolge la gente che affolla la piazza e chiude una giornata ricca di vita. Il resto lo deleghiamo alla storia.

lunedì 14 settembre 2009

ATTRAVERSO IL DOLORE

L'ambulanza procede senza fretta; ogni sobbalzo provoca dolorose contrazioni allo stomaco già martoriato da due giorni di conati, vampate sudorifere e vertigini che solo nel sospirato letto trovano il bramato sollievo.
Il "Pronto Soccorso" dell'ospedale provinciale preannuncia la tipica atmosfera del luogo. I lamenti si susseguono e i toni si alternano; figure affrante denunciano l'apprensione per i congiunti colpiti e tentano di alleviare i loro tormenti confidando nei già pressati professionisti addetti alle prime cure, obbligati a procedere sulla base della gravità delle sintomatologie diagnosticabili. La pazienza è d'obbligo e non pochi attendono con forzata rassegnazione l'evolversi degli eventi. Ognuno è assorto nel proprio ruolo e raramente il clima si caratterizza da quel briciolo di socializzazione, utile per alleggerire la generale angoscia.
L'elettrocardiogramma è il primo esame; provo una momentanea sensazione di sollievo per il rapporto diretto con l'addetto che mi distoglie, temporaneamente, dalle precedenti sensazioni. Il ritorno alla locazione d'origine ripropone l'immagine brevemente rimossa.
Un giovane dottore, verificate le prime analisi, mi dice che potrei tornare a casa o restare per ulteriori accertamenti. Forse tradito dal mio sbigottimento opta per la seconda ipotesi.
La notte trascorre pressoché insonne a causa dei terribili cuscini e di tutta una serie di terminali collegati ad un monitor di controllo; verso l'alba cedo alla stanchezza. Dopo un tempo, che mi è parso brevissimo, una voce flebile, ma decisa, invita al 'sacramento' della "comunione"; la figura del mattiniero religioso che si staglia all'ingresso non riceve alcun consenso, ma solo qualche bofonchiata maledizione.
Il trasferimento al reparto neurologico è d'obbligo. Durante il percorso l'interrogativo ricorrente è concentrato sulle figure dei futuri sventurati di camera; confido comunque nel mio accattivante temperamento, che già in altre occasioni ha risolto al meglio la forzata convivenza.
Il primo impatto mi rasserena alquanto, ma il naturale raziocinio consiglia l'adeguata diffidenza.
Il residuo di vertigini, che permane, contribuisce a mitigare la loquacità; l'aria che si respira è però quella impregnata dal dolore, che accumula ogni tribolato e scioglie presto ogni riserbo.
Renato, il testimone di "Geova" è alla mia destra; Maurizio, giornalista ed ex redattore capo di vari quotidiani, esplode spesso nella sua raffinata eloquenza, mostrando vasta cultura e ampia informazione. Una fonte inesauribile di apprendimento; Paolo mi è di fronte e possiede le qualità dell'uomo qualunque, stigmatizzate dal mini-TV che, spesso, dimentica acceso in fase di assopimento notturno. Io, miscredente, anarchico quanto basta per sollevare pacifiche questioni e affabili dibattiti di circostanza. Un gruppo etereogeneo e sintomatico; non potevo sperare di più.
L'afflizione che aleggia si attenua e pare contagiare anche le camere adiacenti; lo 'spirito' che caratterizza la nostra coesistenza sembra espandersi e penetrare in ogni degente, persino il personale di servizio approfitta della pacata vivacità e delle interessanti argomentazioni che si affrontano in quel ristretto ambito.
Lentamente i drammi di ognuno emergono, seppure con comprensibile fatica, ma anche con la serena disponibilità di chi è consapevole della indulgenza dei nuovi amici di sventura; un bisogno di liberarsi e condividere il triste destino che il dolore affastella. L'umore migliora e, conseguentemente, anche il fisico ne trae evidente beneficio. Per qualche settimana mi è parso di svolgere, nel ristretto spazio consentito, l'efficace ruolo del Dott. Patch Adams.
Ho avuto infine la conferma che mi attendevo. L'ospedale può essere fonte di sagge riflessioni, utili per meglio comprendere il reale "senso della vita", acquisire la consapevolezza della nostra fragilità e vacuità per meglio rapportarci con gli altri, l'ambiente e noi stessi.
Un'afflizione che può aiutarci a ritrovare la nostra umanità.

lunedì 31 agosto 2009

"SINISTRE SPECULAZIONI"

Il testo sottostante è quello integrale, di Diego Falconi, apparso sulla bacheca dell'ex AN.
"Caro "ex-compagno" (?), oggi "dipietrista", perenne "anarcoide" Romolo, con l'articolo sul tuo blog, affisso anche nella locale bacheca di Rifondazione, molto probabilmente hai perso, come ebbe a dirmi una volta la mia insegnante di italiano, una buona e sacrosanta occasione per startene ... Zitto. Un buon silenzio, mi redarguì l'allora anziana docente, è spesso molto più dignitoso di uno sparlare a vanvera. Ma questo, conoscendoti, forse era chiedere un pò troppo !
A prescindere però da ogni altra questione di opportunità, la polemica cui ti sei indecorosamente "prestato" riguarda la dedica del "solo" campo sportivo (non già del centro sportivo di Bagliano come erroneamente scrivi) al compianto Dino Ferretti, per come ti conosco, è di quelle che non ti fanno certamente onore. Perché ?
Perché tutto è intenzionalmente "pretestuoso" e politicamente deformato nel tuo contorto argomentare contro la scelta di dedicare il campo all'unico sportivo che in questi anni è stato capace di farsi ricordare con affetto e continuità dai tanti che l'hanno conosciuto; vuoi perché ci ha lasciati nove anni fa con addosso ancora la maglietta, vuoi perché a dispetto delle tue avvilenti insinuazioni ha militato sempre spassionatamente e nel più spirito sportivo con tutte le formazioni calcistiche moglianesi. Si anche con Il Punto, quando l'età e le possibilità tecniche non gli garantivano più una presenza in prima squadra o in formazioni più promettenti. E sempre senza mai pretendere una lira, con una grinta da vero leone determinato e "feroce" in campo quanto disponibile e goliardico a partita finita.
Un Maestro di vita e di sport, di quelli veri, che lo sport attuale, dei divi fatui e dei miliardi, non conosce più.
Escludendo per pura precauzione dalla lista dei candidati alternativi mio cognato Fausto Curzi, al quale ho consigliato di tastarsi dove non è certo educazione cercando di pazientare il più a lungo possibile, alla utua provocatoria domanda di fondo sul perché Dino e non, invece, Duilio o Mario o Angelo, e perché no anche un Sandro Nardi, la risposta che non hai saputo o "voluto" vedere è questa: senza minimamente togliere nulla a tutti gli altri si è voluto scegliere -credo- molto più semplicemente un simbolo non il solo merito sportivo, un esempio non un risultato, un modello non la prestazione. Non una mera classifica di successi sportivi ma la testimonianza dell'affetto dei tanti amici e sportivi che tutti gli anni si ritrovano proprio su quel campo verde che gli è stato dedicato per ricordarlo con sincero affetto e autentico rimpianto.
La cosa curiosa è che proprio quelli che OGGI PRETESTUOSAMENTE SI STRAPPANO LE VESTI PER LE ALTRE CANDIDATURE IGNORATE, MAI HANNO FATTO CONCRETAMENTE QUALCOSA PER RICORDARLI CON UN AVENTO, CON UNA MANIFESTAZIONE, CON UNA MESSA ... CON UNO STRACCIO DI TARGA. Mai hanno pensato di prendere carta e penna per chiedere di intitolare, alle precedenti amministrazioni non certamente "destroidi", un sito o una via ai loro, solo e soltanto oggi, beniamini; mai si sono presi la briga di commemorarli come sicuramente meritavano.
Li si è voluti tirare in ballo, solo e soltanto oggi, dopo decenni di colpevole ed assoluto oblio, solo perché diventano "alternativi" e in "contrapposizione" a quel Dino Ferretti che ebbe la "grave e indicibile colpa" di giocare anche con Il Punto.
Dell'uomo, dell'indimenticabile personaggio, dell'affetto che ha saputo lasciare, del sincero ricordo che ha saputo serbare in tantissimi sportivi in tutti questi anni, si è voluto disconoscere tutto.
"Fraternizzò" e "collaborò" con una squadra "destroide": questo quello che conta ! E questo non gli può essere mai perdonato. Persino da morto.
Il "succo" di tutta la velenosa polemica montata ad arte durante l'ultimo Consiglio Comunale, e a cui anche tu ti sei scelleratamente prestato, credo sia tutto qui.
E mi pare tanto, tanto, tanto squallida. Lasciamelo dire con tutta franchezza. Diego Falconi

(Il susscritto è corredato da una sintomatica foto che ritrae Dino e C. in un momento di sana euforia)

venerdì 28 agosto 2009

"SEGNO DEI TEMPI"

Caro Diego, visto che mi hai rivolto una replica personale, è per me giocoforza scendere (cosa che non si ripeterà) ad analogo, inusuale livello.

Premessa: non ho avuto la fortuna di una professoressa tanto saggia come la tua e posso quindi permettermi di sbagliare, com’è umano, ad esprimere una opinione o una critica; mi sorprende però che tu non sia stato altrettanto coerente con quanto dalla brava insegnante appreso. Pazienza o forse è meglio così!

1) Ho goduto del piacere di giocare con Dino Ferretti; una breve, ma profonda esperienza che mi ha consentito di apprezzarne la grande passione calcistica, il profondo rigore umano e la serietà caratteriale.

2) Nell’agosto 2007, in occasione del ‘Memorial’ a lui dedicato, ho prima formulato un pubblico encomio alla sua persona e successivamente giocato (come già nel 2006) per onorarlo nel modo a lui più affine.

3) Ho sempre espresso ai suoi familiari la mia profonda e sincera ammirazione per il loro congiunto, che un brutale destino ha prematuramente strappato alle loro passioni e gioie quotidiane.

4) Sono lieto che il suo valore umano sia riconosciuto.

Tutto ciò premesso, ribadisco che titolargli una struttura pubblica (anziché una Associazione, una squadra di calcio, una sede privata, ecc.), sia da considerarsi un errore per il rischio di offenderne la memoria. Perché? Semplice: perché non possiede quei requisiti, quei meriti che caratterizzano tutte le figure che risaltano i luoghi pubblici. E’ per lo stesso motivo, mi sembra logico, che non si è mai ritenuto di attribuire ad altri (Duilio Petrelli, Mario Caraceni, ecc.) analogo ‘riconoscimento’.

Se per esempio si titolasse il Teatro “Apollo” a Massimo Girotti, ogni forestiero, turista o estraneo alla realtà locale vorrà sapere le affinità del grande attore con Mogliano, paese in cui è nato. Nessuno chiederà: “Chi era costui”.

Quando, nel dopoguerra, il vecchio campo sportivo fu titolato a Felice Morichetti, a coloro che ne chiedevamo i lustri, si rispondeva, senza esitazioni, che era un moglianese barbaramente trucidato dai nazisti.

Di Dino che si potrà dire oltre al fatto che era una bravissima persona e un buon calciatore dilettante? Mi sembra un po’ poco per una vincolante e impegnativa titolazione. Non convieni?

Per quanto riguarda la mia identità, al di là delle scontate e simpatiche illazioni che aprono il tuo scritto, credo di potermi semplicemente e modestamente definire un soggetto “gioiosamente e dignitosamente libero”. Ti sembra poco?

Grazie, quindi, per avermi offerto questa occasione e mi raccomando, attentissimo alle sordide, insidiose e pericolosissime … SINISTRE SPECULAZIONI.

P.S. Mi ricordi qualcuno; ma chi?

Romolo