lunedì 24 maggio 2010

"LIBERI DI DIRE NO"

Tanti anni fa Sofocle scrisse di Antigone, di suo fratello Polinice, morto in battaglia, della legge emanata dal reggente di Tebe, Creonte, che vietava di seppellirlo: nemico dello Stato, doveva restare preda dei corvi. Ma Antigone lo seppellì e, processata e condannata, spiegò a Creonte che quella era una legge degli uomini e che però ci sono altre leggi, a queste superiori; e che lei di quelle teneva giudizio e a quelle aveva obbedito.
Nei miei anni di magistrato ho vissuto spesso questo conflitto e sono felice di non doverlo vivere ora, chiamato ad applicare una legge vergognosa, emanata da una classe dirigente arrogante e tremebonda, impegnata in una lotta disperata per l'impunità e la sopravvivenza.
Sono felice di essere libero di non rispettare la legge, di poter dire al giudice che mi processerà per aver raccontato ai cittadini i delitti commessi da quelli stessi che vogliono impedirmi di raccontarli, che si, è vero, ho violato la legge di B, di Alfano, di Ghedini, dei tanti volenterosi protettori di capi e sottocapi colti con le mani nel sacco; ma che questa legge è ingiusta.
Sono felice di poter chiedere al mio giudice di non condannarmi, perché la legge bavaglio è contraria ai principi della Corte di Giustizia dell'Unione europea. Sono felice di potergli chiedere il rinvio della legge alla Corte costituzionale perché, ancora una volta, sia evidente il disprezzo di B&C per i principi fondamentali del nostro ordinamento.
Sono felice di poter chiedere alla Corte europea dei diritti dell'uomo, se mai necessario (prima dovrei essere condannato), di dichiarare che questa legge è contraria alla Carta dei Diritti. E, alla fine, sarò felice anche se fossi condannato; perché con me saranno condannati centinaia di giornalisti, di direttori di giornali, di editori.
E sarà questa la prova più evidente di quella verità ostinatamente negata da B&C anche dopo la pubblicazione (la pubblicazione, vedete?) delle intercettazioni di Trani, quando B. spiegava che a lui (a lui) non piaceva Annozero e che quindi nessuno (nessuno) avrebbe più dovuto vedere questa trasmissione: è una dittatura quella in cui Antigone deve ancora scegliere tra le leggi dello Stato e leggi a queste superiori.
Forse da qui inizierà il cambiamento.
(Articolo di Bruno Tinti pubblicato da "il Fatto Quotidiano" del 23/5/2010)