sabato 30 maggio 2009

"DUE GALLETTI E UNA SPERANZA"

Lo "sfregiato" non si era mai trovato in quella intricata situazione. Il gallo Amedeo esigeva di restare sullo scranno più alto del pollaio; il vecchio Cedrone rivendicava il diritto a risalirci.
La diatriba, iniziata nel gabbionaio con una votazione truccata, stava arrivando al culmine e le fazioni contrapposte, esaurito il tempo delle reciproche accuse e minacce, ormai digrignavano i denti, pronte all'assalto finale.
Fu a quel punto che l'anziano "manovratore", coerentemente con la consuetudine del momento, lanciò l'originale proposta: "Fratelli e compagni, ... PRIMARIE!". A quell'appassionato invito, tutti i gallinacei in armi ebbero un attimo di incertezza, poi attenuarono i feroci sguardi e, all'unisono ribadirono: "PRIMARIE".
Sospeso ogni velleitario ardore, tutti si addensarono nei reciproci centri di raccolta ad elaborare progetti e coordinare, malgrado le poche e confuse idee, le tattiche più efficaci per battere gli odiati amici-avversari. L'attempato Cedrone confidò nel suo antico carisma e nella vegliarda, "ciurma"; Amedeo ricorse alla solita tecnica della sobillazione occulta e del ricatto suadente.
Gli scagnozzi furono sguinzagliati in ogni recondito anfratto a racimolare sostenitori e simpatizzanti dei due contendenti. Tutti furono però chiamati a raccolta e, nella confusione, truppe cammellate avverse e pollame di razza non originaria, confluirono compatti e disciplinati nel seggio predisposto alla disfida.
Lo scrutinio si svolse nella massima tensione; la conta finale consacrò vincitore l'astuto Amedeo.
Il verdetto fu implacabile, ma il sospetto del raggiro e della truffa esaltarono la reazione dell'opposta fazione; la vendetta si prospettò assoluta, implacabile.
Cedrone e i suoi accoliti non intesero mollare; lista di ritorsione e battaglia all'ultimo voto, senza esclusione di colpi. Il pollaio si divise; la farsa si stava trasformando in dramma e gli incubi tornarono a tormentare le notti del senile "sfregiato". La situazione sembrava disperata.
Che fare? L'interrogativo lelinista s'imponeva con tragico imperio.
Nella 'lunga notte', pennuti di alto rango giravano con fare circospetto nelle dimore dei rivoltosi. Accuse di irresponsabilità si alternavano ad insulti e malcelate minacce. La fronda dissidente barcollò, franò e, alfine, si arrese.
Ora Cedrone vaga per il pollaio con malcelata tristezza e i suoi 'fidi' percorrono astiosi, ma sempre più mesti, il viale dell'inesorabile tramonto. Ma è veramente tutto finito o è invece proprio da qui che tornerà a ... brillare il sole?

giovedì 21 maggio 2009

"L'ACCADEMIA DELLA PULA"























Il degrado culturale e umano che da qualche decennio affligge l'Italia, si sta insediando in modo sempre più evidente e pervasivo, anche nella nostra piccola comunità. Le giovanissime generazioni stanno evidentemente perdendo i 'valori' fondanti della formazione culturale e umana.
In alternativa, e coerentemente con i messaggi che tambureggiano in continuazione dai mezzi mediatici, esse vengono colmate e condizionate da 'sogni' e aspirazioni non solo illusori, ma anche demenziali e fortemente incisivi per ogni figura adolescenziale che tende al facile "successo e alla notorietà" della propria immagine. Noemi, la diciottenne di Secondigliano, colei che chiama "Papi" il nostro 'primo ministro', ne risalta il modello, la tipicità.
A prescindere dalle conseguenze, a volte anche nefaste o addirittura drammatiche, che possono scaturire dalle scontate delusioni e fallimenti, dovremmo chiederci, da subito, dove conduce la 'strada' che il prototipo culturale "berlusconiano" ci propone con suadente, martellante invito.
Il tema è stato affrontato insieme ad un gruppo di giovani compaesani che, di fronte allo sfacelo culturale e sociale che sta 'esiliando' un pò tutti nei ristretti spazi fisici della TV e del Computer, si sono resi conto del 'pericolo' e stanno tentando di recuperare il valore fondamentale della vita: "lo stare insieme".
Hanno scoperto che ognuno ha passioni e conoscenze che è vano relegare nel nulla potenziale della propria individualità, ma che costituiscono invece ricchezza e interesse notevoli se messe a disposizione della 'comunità'.
Hanno cioè compreso che la propria passione per la musica, il cinema, l'arte, la filosofia e quant'altro, non escluse la salute collettiva, lo smaltimento dei rifiuti, l'inquinamento , la privatizzazione di un bene assoluto come l'acqua, sono temi che non solo concorrono alla propria esigenza formativa, ma diventano occasione di pregnante socializzazione, di piacere per l'apprezzamento di tante voci e immagini affini che contribuiscono alfine anche alla scoperta di se stessi.
Non si tratta ovviamente di una eccentrica rivoluzione, ma (forse) di un 'bisogno' antichissimo, semplice e naturale, di cui si era persa, perché sostituita dai mezzi mediatici e dagli occasionali e rituali incontri in luoghi pubblici, l'origine e la vitale importanza.
E' cosi che l'idea si è manifestata e concretizzata in due incontri, molto partecipati e pregnanti, da cui è scaturito, deciso e convinto, il desiderio di formalizzare il "gruppo". Innanzitutto il nome, che sempre riveste e rivela gli scopi che ci si propone e cosi è parso sintomatico definirci: "L'ACCADEMIA DELLA PULA".
Potrebbe sembrare, visto l'accostamento con quella, famosissima, "... della crusca", un riferimento presuntuoso e arrogante. Noi non ci poniamo, ovviamente, traguardi ambiziosi e obiettivi impossibili. Sappiamo di ... stare a Mogliano e questa consapevolezza ci induce ad un solo fine, quello di 'divertirci' imparando a 'stare insieme' come... semplici esseri umani.


mercoledì 20 maggio 2009

"LI GUARDIA' DE LI SEGGI"

Anche all'urdeme eleziò,
'nnanzi a li seggi ce statia,
a squadrà, co muta 'ttinziò,
tutta la solita "cujuneria".

Ppogghiati su lu murellu,
a fiancu lu portò de la scola,
scrutaali 'gni poru paesanellu
che se rrecaa a votà su la parola.

Sguardu firoce, surrisu finu,
pare da dì: "Capisceme paisà,
che vorrà ddi st'inchinu?
Mo sai donghe dei 'ncrocià"

A tutta ella vella jente,
che bbocca cuntrullata,
non je freca però gnente
d'essa stupeta mascherata.

Rrentra e se sente 'nportante
a ji a votà pe lu Partitu,
che je pare più 'nvitante,
ma quanno scappa è jà pintitu.

rotamb

domenica 17 maggio 2009

MA CHE SIMO FATTO DE MALE?!

A fianco, nel rispetto delle immagini ufficiali, ho riprodotto le foto dei candidati a Sindaco alle prossime elezioni amministrative a Mogliano. Due figure la cui moralità non sembra destare sospetti, indice di popolarità (e sgradimento) adeguato ai livelli paesani. Il "vecchio" volpone 'rodiano' esalta "l'Esperienza", il concorrente del "Patto" si affida alla ... "Passione". La contesa si annuncia vibrante, emotiva, coinvolgente, passionale anche per i compaesani le cui fazioni, pur nell'assoluto rispetto delle proprie convinzioni, da tempo affilano le "armi" per tentare di giungere vittoriose al traguardo finale.
Rituale 'pacca sulla spalla' accompagnata da accattivante sorriso, cortesia di circostanza, 'sedi' adeguate alle aspettative con gigantografie e scenografie che competono nel prestigio, sostenitori che si muovono con studiata logistica a ritmi ogni giorno più frenetici, ottimismo in costante ascesa fino al sicuro ... trionfo. Ma di chi?
Una cosa è già certa: i sicuri perdenti, come sempre, saranno i moglianesi. Perché? Semplice; perché entrambi i candidati non sono in grado di 'uscire' dal modello di vita che li caratterizza e la loro sarà comunque un'amministrazione sostanzialmente ordinaria. Cemento, illuminazione, asfalto, marciapiedi, piante e ... privilegi ai soliti noti. Si accettano scommesse!
Ramadori, politicante di antica scuola. Uomo per tutte le stagioni; gli basta mantenere i pecuniari privilegi che la 'politica' elargisce. Sembra non sopportare l'dea di un semplice stipendio professionale. Scaltro quanto basta per mantenersi nella "mini-casta"; le "primarie" vinte contro il forte 'rivale di Partito ne sono conferma.
La mia esperienza diretta con la sua amministrazione è stata assolutamente deludente. Tante le promesse pre-elettorali per una gestione pubblica realmente trasparente e partecipata; nessuna mantenuta.
Zura, i tanti anni trascorsi all'opposizione non lo hanno aiutato a comprendere il ruolo che rivestiva; mai a contatto con i moglianesi per le rivendicazioni collettive, mai una presa di posizione forte, decisa, utile. Molti compromessi, niente successi. Questione di carattere? Forse, ma per amministrare ci vogliono anche gli 'attributi' che finora, nello specifico impegno, sono mancati. La mia personale esperienza all'interno del "Patto..." è stata decisamente negativa; sono prevalse opportunità partitiche in un contesto politico molto dilettantesco e approssimativo.
Sono drastico o presuntuoso? Forse, ma il mio convincimento nei riguardi della figura del "Primo cittadino" parte innanzitutto da un presupposto che sfugge alla quasi totalità degli amministrati: "Egli non è il 'Podestà' della collettività, il 'padrone' dei moglianesi, ma il "dipendente" dei cittadini che lo stipendiano con soldi pubblici, cioè nostri". Se la popolazione acquisisce questo banale concetto e comincia a partecipare alle scelte collettive, ognuno da suddito diventa protagonista attivo, realizzando in modo concreto e autentico la vera "democrazia".
Oltre a ciò, per comprendere le reali esigenze degli amministrati, è indispensabile possedere ... un'anima, cioè la capacità umana di integrare le emozioni, le sensibilità e i turbamenti, con il raziocinio, la riflessione e la logica in modo che ogni problema possa essere giustamente compreso e affrontato in modo opportuno, efficace e produttivo.
Sono convinto che gli amministratori e i personaggi pubblici dovrebbero costituire riferimento morale, etico, professionale e tanto umano quanto basta per migliorare questa società snaturata e vivere tutti in modo meno approssimativo, egoistico, esasperatamente competitivo e disumano, specie nei confronti dei più indifesi, emarginati, disperati, offesi nel fisico e nello spirito.
A molti amici che mi onorano della loro attenzione, questa puntualizzazione potrà sembrare 'disperatamente' utopica, irrealizzabile, fuori dal mondo. In realtà non ho fatto altro che riproporre l'insegnamento evangelico, riferimento di una 'fede' che in Italia è pressoché totalizzante. E allora? Allora abbiamo solo il dovere, per tentare di recuperare la speranza nel futuro, di iniziare una piccola, ma importantissima auto-crescita: diventare protagonosti della nostra vita, non lasciare che altri decidano per noi, vincere ogni timore, liberarci dalla delega.
Chi voterò allora alle comunali? Non ho alcun dubbio: rifiuterò la scheda come palese segno di sfiducia in entrambi i contendenti.

sabato 9 maggio 2009

Una vita vissuta

Perché mi sono candidato con l'I.d.V.? Le foto che mi mostrano accanto a personaggi come Sonia Alfano, figlia di un coraggioso giornalista ucciso dalla mafia nel 1993, e Luigi De Magistris, magistrato 'doc', allontanato dal suo lavoro per avere indagato e portato 'alla luce' un'ampia trama mafio-massonica in Calabria, dovrebbero già costituire motivo più che sufficiente per sentirmi onorato della loro analoga scelta (sono entrambi candidati indipendenti nelle liste 'europee' per il Partito dipietrista).
In realtà non è solo per empatia con cotanto illustri 'colleghi'. Si tratta invece di una decisione sofferta, elaborata dopo la necessaria e ponderata riflessione imposta anche dalla lunga militanza nella sinistra radicale, dalle tante 'battaglie' combattute, e moltissime perse, per l'affermazione di ideali e principi che non appartengono a chi è convinto dell'ineluttabilità del sistema di vita che subiamo praticamente da ... sempre. I dipietristi infatti non si pongono l'obiettivo di proporre un modo di vivere in antitesi con l'attuale spersonalizzazione dell'individuo, basato perciò su concezioni sostanzialmente diverse (più 'vita', meno mercato) da quelle che, per atavica assuefazione, è pressoché scontato ritenere "normali". Infatti Di Pietro è essenzialmente caratterizzato da una cultura "legalitaria"; non potrebbe essere altrimenti visto che si tratta di un ex magistrato, protagonista di un periodo (quello di 'mani pulite') che ha segnato la storia del nostro Paese.
E' questo il momento di 'sofisticare' su questioni di principio, di velleitari obiettivi, di idealità forti e autentiche, ma lontanissime dai problemi immediati? Non stiamo forse subendo una becera sub-cultura "berlusconiana", fautrice e causa di un degrado morale, intellettuale, economico e umano che non trova riscontro, anche perché sostenuto dai subdoli mezzi di comunicazione e propaganda mediatici, con altri periodi 'neri' del nostro passato?.
Io reputo che la "GIUSTIZIA", non a caso perfidamente e tenacemente resa sempre più impotente dagli attuali ...'uomini di Potere', sia un valore fondamentale, insieme alla 'libertà e alla 'fratellanza' per ogni società civile e autenticamente umana. Senza tale sostanzioso valore, tutto diventa estremamente difficile e ogni velleitario "regime" trova terreno fertile per attecchire e prosperare. Non a caso il mio slògan è: "Senza giustizia non c'è futuro".
E' per questo che metto, ancora una volta, a disposizione la mia modesta e attempata figura in una competizione elettorale di grande rilievo politico; dall'esito che ne scaturirà, infatti, dipenderanno le sorti del Paese, che molto incideranno sulla vita e la speranza delle future generazioni.
Sulla base dei valori della "Resistenza", la mia fortunata generazione ha goduto, nei limiti delle circostanze, i momenti più rilevanti della 'storia repubblicana; niente ci è stato regalato , ma tutto si è conquistato con lotte spesso dure, anche cruente, ma che ci hanno fatto sentire UOMINI in un mondo sempre più dominato dall'avida follia e dall'infatilismo delle 'ambizioni sfrenate'.