venerdì 23 aprile 2010

"INFORMAZIONE MONOLOGANTE"

Il 16 aprile, al teatro "Apollo", si affrontava un tema molto delicato e attuale: "LA SOCIETA' DELLE DROGHE". La consistente presenza dei cittadini, a testimonianza dell'interessante argomento, trovava motivo di ulteriore curiosità nella presenza del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Senatore Carlo Giovanardi, estensore di una normativa sulle sostanze alluccinogene , approvata con voto di fiducia alla vigilia delle elezioni 2006 e oggetto di dure contestazioni da parte dei fautori della prevenzione e del recupero.
Il personaggio di maggiore spicco fa però sapere che, a causa di impegni istituzionali, sarà costretto a procrastinare di qualche ora la sua presenza. L'attesa provoca un leggero slittamento del programma che inizia con l'introduzione del Sindaco Flavio Zura.
Il 'Primo cittadino' esordisce con la necessità di ... mantenere alto il "livello di guardia" nel tentativo di arginare il problema, che da tempo caratterizza la comunità moglianese. "Perché ci si avvicina alla droga?" si chiede Zura; forse per 'provare nuove emozioni?' Per emulazione, competizione, esclusione o difficoltà nell'affrontare la realtà? Cause molteplici, ma difficili da definire in una società aggressiva e individualista. Il relatore propende comunque per una efficace opera di "Prevenzione" e propone un 'tavolo di lavoro' in grado di elaborare progetti che vedano l'opera congiunta di amministrazione, scuola, associazioni e cittadini.
Seguono gli interventi degli assessori Zanini (servizi sociali) e Quarchioni (politiche giovanili); la prima amplifica l'argomento con l'identificazione delle ... "nuove dipendenze" (gioco d'azzardo, TV, internet ...), il secondo tenta di "toccare" le coscienze dei presenti con un audiovisivo alquanto antitetico (una nota pubblicità che vede vari campioni calcistici condannare la 'droga'); conclude sollecitando la partecipazione di 'Anime sensibili alle problematiche cittadine'.
Molto pregnante e riflessivo l'intervento del Coordinatore Dipendenze Patologiche, Gianni Giuli, che denuncia l'uso di droghe 'miscelate', abuso di alcool molto precoce e marketing sempre più aggressivo. Accusa l'uso crescente e specifico di 'cocaina' da parte degli "over 40", una politica molto poco etica, scarsità di luoghi di aggregazione, eccessiva 'competizione', carente informazione scientifica; auspica più alleanza e collaborazione tra scuola e famiglie.
Josè Berdini, responsabile delle comunità PARS, cerca di spiegare, attraverso la sua esperienza e convinzione cultural-religiosa, perché non bisogna drogarsi. Si risponde attraverso un'analisi troppo confinata nella propria realtà.
Don Iginio Ciabattoni, fondatore della Comunità "Croce bianca" di San Severino, invita a parlare meno di droga e più della vita attraverso il presupposto che per essere Uomo, bisogna essere 'pensante'. Pone ai presenti un fermo interrogativo: "Perché si va verso la droga?" Afferma che la 'prevenzione' dipende dai genitori e individua la 'terapia' nella scuola del ... Padre, inteso come il più alto rappresentante della comunità cattolica. Conclude con un monito: "Guai a riempire le carceri e svuotare le comunità".
Durante quest'ultimo intervento, si materializza la nota figura dell'ospite d'onore. Il Senatore Giovanardi esordisce con una decisa premessa: "La mia legge (49/06) non è rigorosamente punitiva, ma si pone come finalità prioritaria il recupero dei piccoli spacciatori e consumatori". In tal senso cerca di avallare gli intenti con l'enunciazione di percentuali, a volte contraddittorie con quelle ufficiali, come i dati che denunciano un aumento (dal 36,4% del 2005 al 47,6% del 2009) degli arresti per traffico e uso delle sostanze psicotrope; un incremento che trova conferma nel super affollamento delle carceri nazionali. Conclude con una drastica convinzione: "I narcotrafficanti sono in grado di destabilizzare gli Stati". Dopo tale grave e preoccupante affermazione, lascia gli astanti per tornare in fretta nella sua città d'origine.
Sarà stato forse per questo repentino commiato o per timore di domande invadenti vista la delicatezza degli argomenti trattati che, al saluto del Senatore, il coordinatore dell'incontro, Claudio Luchetti, si è affrettato ad augurare la ... "Buona notte", lasciando sgomenti quanti, dopo i reiterati inviti alla collaborazione tra istituzioni e cittadini, non hanno potuto porre quesiti e problematiche che l'interesse del tema imponeva.
Una macroscopica e deludente contraddizione che mette comunque in dubbio la reale volontà di una apertura al dialogo e al confronto con i moglianesi, molti dei quali coinvolti e spesso soli nell'affrontare l'inquietante dramma delle tossicodipendenze.
Per ora si è negato il naturale dibattito; non è che presto ci sarà l'adunata coatta?

giovedì 8 aprile 2010

"SE NON ORA, QUANDO? OVVERO: PD, SE CI SEI, BATTI UN COLPO !"

Le considerazioni esposte da Marco Travaglio con i due editoriali recentemente pubblicati, già fanno ben comprendere la sudditanza del PD nei confronti del Primo Ministro Berlusconi. Proprio durante la recente campagna elettorale, una esponente 'piddina' locale, di fronte alla enunciazione di vari fatti comprovanti la tutela degli interessi berlusconiani da parte dei leaders del PD, soprattutto negli anni di governo del centrosinistra, limitava la sua obiezione ad una significativa frase: "Dite sempre le stesse cose". Comprensibile se si fosse affermato di aver 'beccato', magari D'Alema, a fare bisognini dietro qualche albero, ma imputare al maggiore Partito della sinistra di avere sostenuto l'ascesa berlusconiana non è proprio una bazzecola.
La domanda conseguenziale d'obbligo è però: quando è iniziata la cultura berlusconiana? Premesso che corruzione e intrallazzi esistevano anche ai tempi della vecchia DC, bisogna aggiungere che la pudicizia del tempo non ne consentiva l'improntitudine e l'arroganza. Tutto doveva avvenire nel mistero o nel vago; quando si scopriva qualche 'maracchella', la fine politica dei protagonisti era assolutamente assicurata. Il PCI e il PSI vigilavano con attenzione e severità.
Al vertice di quest'ultimo c'era una figura nobile e integerrima come Pietro Nenni che ne garantiva eticità e costume; nel PCI si andava consolidando la segreteria di Enrico Berlinguer, altro uomo di levatura morale assoluta e propugnatore della famosa "Questione morale". Insomma due soggetti di altissima equità e, pertanto, decisamente incorruttibili.
Il problema si poneva però alle spalle di questi esemplari dirigenti, dove lo 'stimolo' intrallazzatorio scalpitava in attesa delle opportunità che potevano presentarsi.
L'occasione per il PSI giunse il 16 luglio 1976 all'Hotel Midas di Roma, quando fu eletto segretario Bettino Craxi. La sua elezione segnò l'inizio di una nuova strategia politica che lo portò ad essere il primo Presidente del Consiglio socialista. La sua segreteria fu anche occasione di rinnovamento ai vertici del Partito, con l'inserimento dei cosiddétti 'quarantenni' che ne stigmatizzarono il nuovo corso politico.
Fu in quel periodo che il 'rampante', giovane Berlusconi consolidò l'amicizia con il leader socialista. Questi lo ripagò, nel 1984, con due decreti che neutralizzarono le ordinanze dei pretori che, in conformità alla legislazione vigente sulle TV private, ne oscurarono i relativi canali in varie Regioni e, nel 90, con la legge Mammì che escluse ogni normativa antitrust e assicurò il possesso di tutte le 3 reti a Mediaset.
La prestigiosa figura di Berlinguer nel PCI, protagonista di esaltanti successi elettorali, non poteva essere messa in discussione. Solo un fatale ictus ne stroncò l'esistenza, il 7 giugno 1984 a Padova, durante l'ultimo comizio. Milioni di affranti 'compagni' ne seguirono il feretro, ma qualche dirigente, in cuor suo, non ne soffrì troppo. Con la caduta del 'muro di Berlino, nel 1989, ebbe inizio la metamorfosi di quel Partito, che tante speranze aveva suscitato nelle classi meno facoltose e più sfruttate.
Nel 1992 scoppia "tangentopoli", un fenomeno corruttivo che coinvolge un'ampia fascia del ceto politico della 'vecchia repubblica'. Un 'bubbone' che travolge i vertici politici di molte realtà istituzionali e offre agli italiani una immagine devastante dell'intera, ingorda classe dirigente. Craxi, in un disperato tentativo di autodifesa, accusa di collusione l'intero sistema partitico; è la conferma dell'estesa degradazione dell'elite partitica.
La speranza che la magistratura, per la prima volta decisamente impegnata contro i potentati istituzionali (raramente sfiorati prima), potesse 'ripulire la nazione dal 'cancro' della dissolutezza partitica, dura qualche anno per poi essere, inesorabilmente, riassorbita nell'alveo della deprimente, ingiusta impotenza.
Il 1994 segna la "discesa in campo" di Silvio Berlusconi; con esso nasce la 2^ Repubblica. L'uomo 'nuovo' dispone di adeguati mezzi mass mediatici ed economici per imporre la sua immagine ad un popolo profondamente deluso e sfiduciato. Vince subito le elezioni; questo travolgente debutto, segna l'inizio dell'era 'berlusconiana'.
Le sinistre, in particolare l'allora PDS (più rappresentativo), si mostrano incapaci di reagire adeguatamente, perdono progressivamente l'identità, soffrono traumatiche lotte intestine, subiscono la protervia delle destre, si sfaldano inesorabilmente fino a connaturarsi con la cultura che il 'magnate' di Arcore propina a 'piene mani'.
Se la POLITICA è "la scienza e l'arte di governare lo Stato", trascorsi oltre tre lustri dal debutto politico di Berlusconi, si può tranquillamente affermare che tale definizione è stata assolutamente disattesa, anche perché il Capo dell'esecutivo si è sempre prioritariamente preoccupato delle proprie problematiche (ben 38 leggi ad personam), acquisendo così anche un protèrvo potere su ogni altra istituzione a tutela della democrazia.
In tale contesto la 'corruzione', rispetto ai tempi di tangentopoli, si è notevolmente dilatata; la Corte dei Conti ha calcolato che questa prassi illecita costa agli italiani circa 60 miliardi di € annui (praticamente 1000 € a carico di ogni cittadino). Ciò che però costituisce il lato più degradante e preoccupante dell'illecita questione, è la pressoché totale impunità della "CASTA".
Questa analisi spiccia, ma sufficientemente eloquente, già aiuta a comprendere come, nel degrado sempre più tracimante, anche le poche individualità che tentano di opporsi, rischiano di essere travolte o risucchiate nella melma putrescente che sale sempre più impetuosa e pericolosa.
Ecco allora che in tale contesto, e valutando l'eloquente atteggiamento del PD che non costituisce alcuna seria opposizione, si può giungere alla conclusione che il 'berlusconismo' è attribuibile a Craxi, ma su quel fertile terreno si è poi sviluppata e amplificata una concezione culturale che non consente una chiara valutazione dei nefasti eventi che si prospettano e, soprattutto, la crescente sensazione d'impotenza degli elettori, risaltata anche dal notevole incremento degli astenuti alle recenti elezioni regionali. Un evidente segnale di protesta, ma che alla resa dei conti, come l'esultanza dei 'meno sconfitti' conferma, non gode di alcuna considerazione.
Forse è il tempo di scuotersi. Se non ora, quando?

martedì 6 aprile 2010

"L'INCIUCIO CHE VOGLIAMO"

Dopo l'articolo di Travaglio già trascritto, avrei voluto esprimere una mia opinione sulla situazione politica nazionale che ci caratterizza. Ritengo però più utile affidarmi ancora alla penna del 'grande' giornalista per fornire ulteriori informazioni e ragguagli al riguardo del tema in discussione: 'la crisi della sinistra'. Il suo contributo, condivisibile o meno, è indispensabile per afferrare il senso del 'presente' e intuire le vicissitudini del futuro prossimo.
"Qualche mese fa, intervistato da Franco Marcoaldi su Repubblica, il grande intellettuale mitteleuropeo George Steiner denunciava: 'Abbiamo perso l'arte di dire 'no'. No alla brutalità della politica, no alla follia delle ingiustizie economiche che circolano, no all'invasione della burocrazia nella nostra vita. No all'idea che si possano accettare come normali le guerre, la fame, la schiavitù infantile. C'è un bisogno enorme di tornare a pronunciare quella parola. E invece ne siamo incapaci. Sono sgomento di fronte all'acquiescenza di tante persone per bene, trasformate in campioni di fatalismo, quasi che protestare fosse diventato inutile e imbarazzante. Ma le personalità più grandi del nostro tempo, i Nelson Mandela, i Vaclav Havel, non hanno mai provato questo imbarazzo. Purtroppo la famiglia, la scuola e il sistema mediatico inoculano sistematicamente tale virus. Ci predispongono al più totale conformismo.. E' fondamentale riabituarsi alla resistenza contro i falsi idoli del nostro tempo. A partire da quello principale: il fascismo del denaro ... Il potere politico è nelle sue mani. Voi in Italia ne sapete qualcosa ...".
Ecco: il fascismo del denaro che ci comanda da almeno 16 anni ha convinto l'opposizione che dire no è disdicevole, disfattista, passatista, e peggio ancora è dirlo in piazza. E' cosa buona e giusta invece dire sì, mettersi d'accordo, sedersi attorno a un tavolo per scrivere 'riforme condivise'. Quali è secondario. L'importante è sedersi al tavolo, anzi a tavola. Infatti dopo qualche settimana di polemiche di maniera fra maggioranza e opposizione, strumentali a trascinare ancora qualche elettore alle urne, si ricomincia.
Cicchitto chiama a raccolta Pdl, Lega, Udc e Pd per riformare (cioè devastare) la Costituzione, e lo sventurato, cioè il Pd, risponde. Lo fa per bocca di tale Giorgio Merlo, tutto giulivo per la profferta di uno strapuntino al famoso "tavolo gentilmente offerto al suo partito. Purché - precisa - il Pd possa "emendare" la proposta della maggioranza. A questo si è ridotta la cosiddetta opposizione: a emendare le porcherie di questa losca destra. Dire no è fuori discussione: "Sarebbe irresponsabile - spiega il Merlo - offrire giustificazioni a chi vuole bloccare tutto, gridare al 'golpe' e alla 'dittatura'. Il Pd, com'è noto, non appartiene a questa canea". E bravo Merlo. Conosciamo l'obiezione dei presunti "riformisti": le regole del gioco si scrivono insieme, altrimenti la maggioranza ha l'alibi per fare da sola.
E proprio qui sta il punto: senza i voti del Pd, il Pdl non può cambiare la Costituzione senza passare per il referendum popolare (senza quorum). Dunque, una volta tanto, il Pd ha diritto di veto. Perché allora non prendere l'iniziativa e, dicendo no a boiate tipo il presidenzialismo e la controriforma della giustizia, sfidare Pdl e Lega a dire si a una seria legge anticorruzione? Sulla carta, un mese fa, erano tutti d'accordo, poi non se ne seppe più nulla. Ora Berlusconi, per motivi autobiografici, non potrà che dire no, ma leghisti e finiani dovrebbero dire si. Così Pd e Idv insieme potrebbero regalare al Paese una riforma davvero necessaria e, al contempo, spaccare il centrodestra.
Basta copiare il "patto anticorruzione" appena siglato a Madrid dal governo Zapatero e dall'opposizione di centrodestra dopo l'ultima ondata di scandali. Anziché attaccare i giudici e abolire le intercettazioni, in Spagna se la prendono col sistema del malaffare e corrono ai ripari con misure concrete: sostituzione dei politici con tecnici nelle commissioni urbanistiche, divieto assoluto di accettare regali, pubblicazione delle retribuzioni e delle proprietà di assessori e pubblici funzionari, sospensione da ogni incarico dei dirigenti finiti in carcere per tangenti.
In Italia c'è da fare ben di più, visto che negli ultimi 15 anni la classe politica ha smantellato ogni difesa immunitaria contro Tangentopoli. Nei prossimi giorni 'il Fatto' proverà a suggerire qualche mossa semplice e concreta. Semprechè, s'intende, Pd e Idv siano interessati all'articolo".

(Marco Travaglio da "il Fatto Quotidiano" del 6/4/2010)