mercoledì 27 luglio 2011

"UN PAESE ALLO SFASCIO"

Con la corruzione svelata da Mani Pulite (1992) pensavamo di avere toccato il punto più basso della degenerazione dei partiti, dell’assalto alla cosa pubblica da parte di una classe dirigente di predatori, di separazione tra politica e morale. Gli anni successivi hanno dimostrato che il fallimento della politica è stato ancora più grave e consistente perché il ceto politico della cosiddetta seconda Repubblica non ha voluto fare tesoro di quanto era emerso e non ha voluto porvi rimedio. La corruzione del paese è stata ignorata e si è volutamente trascurato il rapporto direttamente proporzionale tra corruzione e bassissima competitività del sistema Italia. Tra corruzione e criminalità organizzata. Tra corruzione e azzeramento del merito.

1)La commissione Anticorruzione del Parlamento, quando diventò (legislatura 1996/2001) fastidiosa, con un accordo tra centro sinistra e centro destra, fu sciolta senza informare il Parlamento che l’aveva nominata e tutte le proposte di legge che aveva elaborato furono buttate nel cestino;

2) La riforma per fronteggiare i conflitti di interesse, a cominciare da quello di Berlusconi, riguardante l’informazione e la comunicazione e quindi decisiva per la stessa democrazia, sempre con accordo tra centro sinistra e centro destra, fu bloccata.

3) Alle doverose motivazioni etico politiche per cacciare i chiacchierati, gli affaristi e i corrotti dalla politica, si è sostituita la richiesta di mostrare il certificato penale e di invocare presunzione di innocenza fino a sentenza definitiva.

Chiunque ha condotto una battaglia seria e documentata per difendere livelli accettabili di moralità della politica e di legalità nell’economia, nelle istituzioni e nella società, è stato emarginato e sostituito dai servi sciocchi che, come le tre scimmiotte, non vedono, non sentono e non parlano.

Lo sfacelo di oggi è la continuazione dello sfacelo di ieri aggravato dalla mediocrità di un ceto politico senza cultura, servile e ubbidiente ad un capobastone oltretutto preoccupato solo dei propri problemi.

Oggi è tangibile il filo rosso della degenerazione dei partiti, dell’imbarbarimento della politica, della mediocrità della rappresentanza, della propensione agli affari, del familismo amorale, della indifferenza al bene comune, della assoluta insensibilità alla tragedia del Paese che negli anni si è aggravata e ha reso i predatori più arroganti e più resistenti alla lotta per scovarli, cacciarli dalla politica e metterli in galera.

I recenti casi Papa, Milanese, Penati, Romano sono solo la punta dell’icebergh di una situazione in putrefazione morale, politica, economica e sociale che riesce ancora a impedire al Titanic Paese di calare a picco grazie alle centinaia di miliardi di denaro sporco e criminale che funziona da ammortizzatore economico e sociale. Ma fino a quando?

lunedì 30 maggio 2011

"IL CORAGGIO DIETRO ALLE PAROLE"


La televisione, Internet, gli sms hanno ridotto il nostro vocabolario, ma ogni parola è un concetto, un'idea, un mondo, il nostro mondo. Ha un contenuto inconfondibile perché è nostro. Perdendola rinunciamo ad un frammento della nostra intelligenza e della nostra sensibilità individuale. Le parole sono la migliore "tecnologia" per divenire consapevoli di stati interiori e di comunicazione. Possono essere come ponti verso il nostro mondo interiore.

Non ci sono sinonimi. Prendiamo come esempio tre parole che spesso usiamo una per l'altra, coraggio, sicurezza e paura. Guardandoci intorno, è facile constatare come nel nostro tempo il concetto di coraggio non goda, di troppa considerazione. Il coraggio è una qualità che noi associamo spesso al concetto di eroismo, riferendoci ai gesti eccezionali di chi mette in situazioni più o meno gravi la propria vita per un bene superiore o per la vita di un’altra persona. Solo raramente il coraggio viene esaltato come una virtù da coltivare e mettere in pratica giorno per giorno. Ciò che più sembra contare oggi, al contrario, è il concetto di sicurezza. Spesso ci viene consigliato di non rischiare, di non fare mosse azzardate, non esporsi, non parlare agli estranei, stare attenti e vigili, sospettare del prossimo, insomma restare al sicuro di modo che non si corrano rischi. Si continua allora a tenere lo stesso lavoro, anche se non soddisfa, solamente perché si tratta di un posto sicuro, senza neppure adoperarsi attivamente per cercarne un altro che dia stimoli e faccia sentire vivi. Si continua a restare in una relazione nella quale l’amore e la passione sono svaniti da tempo, senza preoccuparsi di come rivitalizzarla, solo perché il rapporto va ormai avanti da anni e non sembra il caso di metterlo in discussione. Si preferisce seguire il flusso degli eventi, anziché cercare di assumersi le proprie responsabilità e determinarne il corso. Si preferisce rimanere al sicuro, non esporsi, adottando un atteggiamento passivo e sperando che i venti della vita conducano in una direzione favorevole. Il passo fondamentale per assumere la piena responsabilità della propria esistenza è acquistare coraggio, vivere senza paura. Non si parla del coraggio di lanciarsi con il paracadute o di tuffarsi da una roccia a picco sul mare o di correre a fari spenti nella notte, ma del coraggio di affrontare tutte quelle paure che trattengono dall’esprimersi compiutamente e dall’affermare la propria personalità in modo assoluto, senza maschere e timori, avere l’abilità di affrontare la paura del fallimento, la paura del rifiuto, la paura di essere umiliati, la paura di restare soli, la paura di non farcela. Alzi la mano chi nella sua vita personale e lavorativa non ha mai affrontato un momento difficile, un ostacolo non facile da superare. In questi casi il sostegno della famiglia e delle amicizie, ed anche del mondo esterno permette, e dovrebbe sempre essere così, di superare il labile confine che divide l’impossibile dal possibile. Molte delle nostre azioni, sono reazioni all’ambiente che ci circonda. E cosa vediamo intorno a noi? Spesso troppe parole gettate come pietre da parte della politica e dei mass-media, che finiscono d’erodere inesorabilmente la credibilità di tutto e di tutti. Troppo egoismo e casi di inganni, voltafaccia, prevaricazioni. Troppa ansia alimentata dalla percezione che si stia perdendo il controllo sociale delle regole che sono alla base di una serena e civile convivenza. Troppe disuguaglianze, con ricchezze sempre più concentrate in poche centinaia di migliaia di famiglie e povertà incipienti sempre più estese. Con questo scenario non ci si meraviglia se si estende una paura diffusa, che porta inevitabilmente ad una sfiducia individuale e collettiva. In una parola non si crede più a niente.

Tutti noi abbiamo queste paure, nessuno escluso. Ciò che ci differenzia, però, è la volontà di riconoscerle, accettarle e affrontarle. La maggioranza delle persone spesso le ignora , le rifiuta, non le accetta, semplicemente le nega, trova delle giustificazioni. È però sbagliato rimproverare solo gli inetti e litigiosi perché ciascuno di noi, individualmente preso, può contribuire allo sviluppo buttando via la pigrizia, scrollandosi di dosso le abitudini, accettando il rischio, cercando strade diverse, viaggiando nel mondo globalizzato per scoprire nuove occasioni.

(di KATIA GARRI’)

"Il coraggio non è l’assenza di paura, ma la consapevolezza che nella tua vita

c’è qualcosa di più importante della paura" - Ambrose Edmond

venerdì 4 marzo 2011

"PAROLA D'ORDINE: INFANGARE"


Sembrano lontanissimi i tempi in cui negli scranni parlamentari sedevano gli eletti dal popolo che godevano, in generale, di stima, considerazione, dignità e rispetto. Ora sono i Partiti a decidere chi deve rappresentarci; una legge elettorale (definita "porcata" dallo stesso estensore) che consente a troppi involgariti, opportunisti, cinici e, addirittura, sospetti nelle qualità morali, di utilizzare il Parlamento per i propri interessi, affari e, perfino, per evitare la carcerazione.
Il guaio è che questo deplorevole esempio ha ormai contaminato non solo le istituzioni, ma anche la mentalità popolare. La svalutazione dell'etica è così estesa da invadere ogni settore della vita, della società, dei singoli cittadini: l'individualismo, il narcisismo, il machismo, il vendere persino se stessi ad ogni profferta sono i nuovi connotati dell'identità italiana.
Un tempo si definivano "ladri" i borsaioli, "corruttori" gli autori di azioni illecite, "bugiardi" i mentitori; "autorevole" era l'uomo tenuto in grande considerazione per serietà e rettitudine. Ogni parola aveva un senso chiaro e preciso. Ora, per giustificare il generale degrado e abbruttimento, si tende a fare di "Tutta l'erba un fascio" (il fango che copre annulla infatti le identità) in modo da far ritenere gli antichi valori, che caratterizzavano la formazione umana, superati e sostituiti dalla generale volgarità, ignoranza e aggressività (la TV ne è eloquente testimonianza).
'Naturale' è perciò il tema esposto nella bacheca degli ex AN, cioè da coloro che nel 92, insieme ai leghisti, (Fini se ne è recentemente ricordato) erano i più tenaci sostenitori di "Mani pulite" di attribuire a Di Pietro un comportamento poco confacente alla sua figura di ex magistrato, giustificando così, per similitudine, l'agire di Berlusconi nei confronti dei suoi tanti procedimenti giudiziari.
Poco importa che il leader dell'IdV si sia difeso (nelle oltre 300 convocazioni dei giudici) nel processo e che il Presidente del Consiglio, tramite una lunga serie di leggi ad 'personam', si sia finora difeso dal processo.
Ciò che, secondo l'antica concezione della civile convivenza, sarebbe invece corretto e auspicabile, è il reale rispetto delle 'leggi', dei ruoli che la Costituzione attribuisce sulla base del sacrosanto principio che la LEGGE DEVE ESSERE UGUALE PER TUTTI.
Perciò non c'è destra o sinistra che tenga; i farabutti, i disonesti, i criminali, i mafiosi, i truffatori (specie quelli di Stato), sono esclusivamente tali e come tali devono essere perseguiti. Altro che accanirsi contro i 'disperati' e i tanti piccoli derelitti (ricordate in "campagna elettorale" come fu manipolata la 'sicurezza'?) che sono costretti a vivere di espedienti col rischio di lunghe detenzioni e della stessa vita (a quando una distribuzione più equa della ricchezza?).
La delinquenza più grave infatti è quella che i 'potenti' legalizzano; la più falsata e la meno visibile, addirittura spesso sostenuta dall'indifferenza e dalla paura popolare.
Conclusione: i casi della vita sono sempre due quindi se Berlusconi è innocente non ci sono problemi, ma se non lo è ...?

sabato 19 febbraio 2011

"LA FORZA DEL PENSIERO"

Chi in Italia, per cultura, dignità o frustrazione ideale, reagisce alle ingiustizie e ai soprusi con la sola forza delle proprie ragioni, veniva, e ancora viene, 'berlusconicamente' tacciato, con stolta intenzione offensiva, addirittura (?!) da comunista.
Sintomatica nel merito è stata la scontata e scomposta reazione 'destroide' alle performance di Benigni e del duo Luca&Paolo, che hanno "infiammato" il recente "Festival di San Remo".
Il primo, autore del sublime e straordinario monologo sulla storia dell'inno di Mameli e del nostro Risorgimento, evidenziato magistralmente attraverso l'esaltazione del fermento e della passione di quegli uomini che, guidati da condottieri di eccezionale levatura politica e morale che ne seppero infiammare animi e ideali, sacrificarono la gioventù e la vita per l'unità d'Italia.
I secondi hanno ritenuto di dare il loro contributo culturale, recitando la straordinaria riflessione sull'indifferenza, origine dei mali del mondo, elaborata dall'intellettuale comunista Antonio Gramsci (morto nelle carceri fasciste, non perché criminale, ma per la sola colpa di... volere pensare liberamente).
Due esibizioni che hanno scosso e sconcertato, non a caso, buona parte dell'elegantissima platea dell'Ariston e milioni di telespettatori, ormai avvezzi a linguaggi banali, insulsi, persino scurrili e aggressivi, nonché ad immagini frivole e spesso volgari, di facile suggestione, fomentatrici di qualunquismo, disimpegno e deresponsabilizzaziòne.
Ecco perché lo spirito libero e il talento di Benigni, supportato dal coraggioso estro dei conduttori de "Le iene" che si sono 'addirittura' valsi dell'immagine di Gramsci, hanno tanto 'scandalizzato' benestanti e benpensanti, nonché scosso e, forse, ridestato a "vita" tanti che seguivano la trasmissione.
Essi hanno osato! Questa è la loro colpa; si sono permessi, come già Biagi, Luttazzi, i Guzzanti, Grillo, Santoro (poi reintegrato dal giudice) e altri non omologati, di esprimere liberamente il proprio pensiero, come dovrebbe essere in ogni società autenticamente democratica. Un atteggiamento cioè pericolosamente contagioso nei confronti dei tanti che ancora hanno dignità e senso della vita.
Un coraggio sintomatico per i tempi che stiamo vivendo, sempre più assimilabili a quelli del ventennio mussoliniano (al posto delle manganellate e dell'olio di ricino, ora una TV suadente e soporifera, molto più omologante, persuasiva e perciò pericolosa) quando lo sforzo del fascismo era quello di soffocare ogni anelito di indipendenza e libertà di pensiero, ritenendole, a ragion veduta, all'origine della presa di coscienza delle masse, relegate nell'ignoranza, oppresse e sfruttate.
Allora bisogna convincersi che conta solamente valutare nel merito ciò che si dice; non la colpa di 'pensarla' diversamente o in un ... modo che non piace al regime.

domenica 6 febbraio 2011

"DOCUMENTO DI RISVEGLIO NAZIONALE"

L’attuale crisi economica dell’Italia, ormai strutturale con un debito pubblico che è il terzo peggiore al mondo, congiuntamente alla degenerazione del sistema culturale, industriale e occupazionale, sprofondati anche a causa di un sistema giustizia ormai al fallimento amministrativo e organizzativo, hanno portato il nostro Paese sull’orlo del baratro del precipizio al quale manca soltanto la certificazione ufficiale di insolvibilità da parte del Fondo Mondiale Internazionale e/o della Banca Centrale Europea. Nel momento in cui si verificherà sarà la bancarotta nazionale.

La nostra democrazia è di tipo rappresentativo. I cittadini eleggono i loro rappresentanti i quali provvedono a governare per conto dei cittadini senza richiedere alcuna partecipazione degli stessi anche per le decisioni di particolare rilevanza per la comunità.

Ed è proprio in questo contesto che si inseriscono le oligarchie economiche ed anche le mafie che investono ingente denaro nelle campagne elettorali dei candidati che assicurano fedeltà, al di là del contesto ideologico, per poi impiegarli nell’approvazione di normative favorevoli alle èlite economiche, spesso osteggiate dalla gran parte della collettività.

In questo ambito rientrano i provvedimenti legislativi a favore della privatizzazione dell’acqua, delle centrali nucleari, del ponte sullo stretto di Messina, della TAV, del blocco delle intercettazioni, degli inceneritori, rigassificatori ecc. ecc.

I Cittadini, terminata la campagna elettorale, vengono completamente esautorati di ogni potere democratico, subiscono gli interventi cruenti da parte della classe politica e della èlite economica (vedasi caso spazzatura Terzigno) e finiscono con il protestare in piazza di fronte alle squadre delle forze di polizia inviate dalla stessa classe politica per blindare i propri interessi contro la volontà popolare. Poi scopriamo, attraverso validissimi e coraggiosi Magistrati, che gli stessi politici e imprenditori in realtà operano in attività di corruzione danneggiando il territorio e chi lo abita. Vedasi le inchieste sugli sversamenti di liquami in mare, sulla costruzione di case con la sabbia al posto del cemento, sul ladrocinio generale del denaro pubblico ecc.

E’ normale attribuire la colpa di tutto ciò ai partiti italiani ed alla classe politica ma c’è una evidente corresponsabilità degli elettori italiani che, al momento di scegliere i loro rappresentanti, fanno una scelta basata sulle ideologie e sul compromesso piuttosto che porre l’attenzione sulla credibilità del partito ed in particolare del candidato che stanno votando.

In poche parole “ci troviamo in uno stato di minorità di cui noi stessi siamo responsabili”.

La crisi che stiamo vivendo e che sta portando alla povertà numerose famiglie è dovuta quindi alla gestione corrotta della classe dirigente, che sta altresì degradando e contaminando ambiente e paesaggio del bel Paese. Diverse classi sociali sono al collasso: operai, piccoli e medi imprenditori, i giovani e le donne.

Alla luce di tutto ciò, ritenendo indispensabile un radicale cambiamento del nostro contesto sociale, che dovrà essere partecipativo e democratico, ossia elemento fondante della Nuova Democrazia del XXI secolo, partecipativa e non più rappresentativa, il nostro gruppo ha redatto questo documento di “Risveglio Nazionale” breve ma incisivo che riteniamo fondamentale attuare nella nostra quotidianità con le seguenti azioni:

- Uscire dall’anomia, dall’isolamento quotidiano e riscoprire lo status di Cittadino come elemento attivo della società e non come suddito delle oligarchie burocratiche. E’ necessario attivarsi nella politica territoriale attraverso la costante lettura di quotidiani, libri tematici, la partecipazione ad eventi, convegni e manifestazioni organizzati dalle varie Associazioni alle quali iscriversi. E’ fondamentale riscoprire il senso civico di ognuno assopito dai reality della televisione e dalle partite di calcio che hanno fatto perdere identità e autostima.

- Riscoprire i valori etici e culturali, la tradizione e i prodotti enogastronomici locali, che portano beneficio alla salute, all’ambiente, all’economia ed anche allo spirito umano.

- Al momento elettorale NON scegliere i candidati in base ai tabelloni pubblicitari, alle comparse televisive ed alle numerosissime promesse elargite a destra e a sinistra. Bisogna effettuare una analisi approfondita del candidato, della sua storia, del programma che intende attuare. E’ necessario porre pubblicamente delle domande dirette al candidato ed anche scomode per verificarne veridicità e capacità.

E’ fondamentale considerare il futuro amministratore come colui al quale consegniamo le nostre chiavi di casa, pertanto ci dobbiamo fidare ciecamente.

Bisogna altresì uscire dalla dislogica destra/sinistra perché sino ad oggi abbiamo purtroppo verificato che spesso ci sono state convergenze bipartisan proprio su logiche affaristiche (quadrilatero, inceneritori, privilegi ecc.).

- Il candidato deve essere dotato di elevate qualità morali, deve incarnare i valori di onestà e rispetto, deve essere responsabile e capace, umile nell’ascoltare i Cittadini.

- Respingere ogni tipo di leaderismo. I momenti peggiori l’Italia li ha vissuti proprio quando il popolo ha delegato le responsabilità a un leader. La fase storica in cui l’Italia ha visto un nuovo rinascimento è stata quella vissuta dai Padri Costituenti, non c’era un leader ma un organo collegiale, Pertini, De Gasperi, De Nicola, Nilde Iotti, Togliatti e tantissimi altri, che hanno lavorato unitamente e unicamente per il bene del Paese.

Appoggiarsi ad un leader significa da una parte deresponsabilizzare la base e avvilire coloro che sono capaci e non hanno voce, dall’altra permettergli ogni azione anche se contraria alla volontà democratica. Ognuno deve assumersi la propria responsabilità e compartecipare all’attività pubblica e politica. Pertanto è opportuno rifuggire tutti i partiti personalizzati e preferire quelli democratici.

- E’ indispensabile obbligare la classe politica (in particolare consiglieri regionali e parlamentari) ad abbattere i propri privilegi diventati insopportabili alla luce di una crisi economica che vede operai, imprenditori, insegnanti tirare la cinghia e fare enormi sacrifici. Oggi gli unici a non risentire della crisi sono proprio i politici.

- Lungo la nostra storia e in tutti i Paesi del mondo le crisi economiche, politico e sociali hanno sempre favorito il cambiamento, l’avanzamento delle nuove idee.

Oggi più che mai il momento è propizio per avere un Paese che rispecchia le nostre aspettative e possa ridare a tutti noi una prospettiva positiva per il futuro.

E’ necessaria una trasformazione che non può non passare attraverso l’azione che è la fase successiva all’approfondimento teorico, sociale e culturale.

Se fallisce una squadra di calcio la nostra vita va avanti e non subisce contraccolpi, ma se fallisce un comune, una regione o un intero Paese il nostro lavoro è a rischio, il futuro dei nostri figli e nipoti annientato, la nostra dignità calpestata.

Noi cittadini sino ad oggi siamo stati trattati come burattini video diretti e sudditi delle classi di potere.

E’ ora di cambiare e per cambiare dobbiamo partire da NOI stessi.

Il nostro impegno quotidiano potra’ essere “penso, dico, faccio”.

Concludiamo il nostro documento con un celebre invito alla collettività da parte del Giudice Giovanni Falcone, mai come oggi un invito ad agire:

OGNUNO DI NOI DEVE COMPIERE FINO IN FONDO IL PROPRIO DOVERE, COSTI QUEL CHE COSTI, QUALSIASI SIA IL SACRIFICIO DA SOPPORTARE PERCHE’ E’ IN CIO’ CHE STA L’ESSENZA DELLA DIGNITA’ UMANA

Firmato

Comitato Esecutivo “Cultura, Legalità & Progresso”

www.mitutelo.it