venerdì 27 novembre 2009

"ECOBALLE O BALLE?"

Durante l'Assemblea Generale del CO.SMA.RI. datata 26/5/2008 il Presidente Fabio Eusebi invitava tutti i rappresentanti dei Comuni maceratesi alla responsabilità e alla ragionevolezza. Tutto questo dopo oltre sette anni dalla delibera n°345 del 26/10/2001 con la quale la Giunta Provinciale approvava lo studio finale dell'ex "Dipartimento Scienze della Terra" dell'Università di Ancona, al quale era stato affidato lo studio per "l'individuazione delle aree idonee alla localizzazione degli impianti di recupero e smaltimento dei rifiuti". Tra le 5 discariche di I^ categoria individuate, oltre a quelle di Cingoli, Camerino, San Severino e Treia, c'è anche Mogliano.
Questa succinta cronistoria è necessaria per meglio comprendere come il tempo trascorso non sia stato utilizzato dagli amministratori per fornire ai cittadini quelle informazioni indispensabili per conoscere la sostanza dei problemi e poter quindi affrontare al meglio e decidere saggiamente e democraticamente sulle scelte più opportune. Il tutto anche in considerazione dei consistenti introiti economici (circa 4.000.000 di € in 4 anni) che dovrebbero essere destinati al bene della collettività moglianese. Ma quale sarà il prezzo da pagare?
Questa amministrazione non si è finora caratterizzata per dinamicità e chiarezza di idee; intempestiva la convocazione del Consiglio Comunale di domenica 29 novembre, senza alcun preventivo incontro con i cittadini sul tema "rifiuti" e che ha logicamente sconcertato e disarmato tutti, persino la 'minoranza' che ha, giustamente, abbandonato la seduta.
Il CO.SMA.RI., da quanto afferma il Presidente, dispone di mezzi 'coercitivi' (?) per imporre la localizzazione del 'sito' e il tutto deve essere fatto in tempi rapidi.
Di fronte a questa imposizione i cittadini devono assolutamente esigere di conoscere, da subito, quali materiali andranno a finire dentro le "ecoballe" perché è da questa risposta che dipendono la salute, la salvaguardia dell'ambiente e la fragrànza dell'aria.
A noi è giunta voce che si tratta di ... materiale 'inerte', di elemento cioè che non reagisce nel corso di un processo chimico; ma è proprio così? Se il vetro, la carta, la plastica e i metalli vengono separati preventivamente, che resta di inerte? Probabilmente ciò che viene disgiunto dai rifiuti organici e destinato al poco salubre incenerimento; ma se è così, per quale motivo le ecoballe sono, a quanto sembra, provviste di "sfiatatoi"?.
Tutto comunque è affidato ad una seria e responsabile raccolta 'rigidamente' differenziata che passa attraverso l'educazione e la presa di cosciènza di tutti i cittadini, attuabile in modo funzionale solo con un serio e organizzato prelievo "porta a porta". Tale necessità vede Mogliano, per mancanza di sensibilità e determinazione amministrativa, in una posizione provinciale decisamente arretrata. Si è perso insomma moltissimo, prezioso tempo. Non c'è stato ne' senso di responsabilità, ne' ragionevolezza, ne' tanto meno capacità di coinvolgere i moglianesi in un contesto di autentica 'partecipazione democratica'.
Non sarà il caso di attivarsi anzitempo ed esigere che ogni decisione che va a gravare sulla cittadinanza sia preventivamente e collegialmente discussa?

martedì 17 novembre 2009

"L'UOMO GIUSTO AL POSTO (SEMPRE) GIUSTO"

Lo avevamo anticipato lo scorso aprile sulla bacheca che aveva per argomento la diatriba tra i due ex sindaci di Mogliano, al tempo da noi definiti lo "Cincio" e lo "Strappato", per la supremazia alla candidatura a primo cittadino nella locale lista di centro-sinistra.
La lotta, com'è noto, è stata senza esclusione di colpi; alla fine ha prevalso, sfruttando al meglio i 'ferri del mestiere', lo scaltro (ma non troppo) sindaco uscente Ramadori, dagli amici (e non) detto 'Ramaduk'. Come volevasi dimostrare, tra i due litiganti ha prevalso il terzo gaudente; un vero e proprio "harakiri".
Non è però che vogliamo riproporre la "via crucis" dei 'piddini moglianesi' che, in coerenza con l'immagine nazionale, sono anch'essi sempre più in confusione e prossimi allo sbando.
Ciò che ora ci interessa risaltare è la nostra ... facoltà profetica (?). Avevamo previsto che il buon Ramaduk avrebbe fatto "il salto della quaglia" e ... l'ha fatto!.
In vista delle prossime elezioni regionali e comunali a Macerata, ha aderito al 'silenoniano' "Appello ai maceratesi" ovverosìa, una pseudo lista civica di centro-destra del capoluogo che può vantare così, tra altri opportunisti, una forza (si fa per dire) in più. Un "politicante" di pura razza che, vistosi precluso ogni spazio nel PD provinciale, è rapidamente ricorso al disperato tentativo di 'riciclarsi' e non ha trovato di meglio che tentare di arraffare almeno una 'poltroncina', offrendosi agli ex rivali.
Speriamo che i neo amici lo gratifichino, così i prossimi avversari potranno alleviare la "debolezza" che li caratterizza, usufruendo di cotanto insperato e fortunato contributo, per avere maggiori probabilità di successo.
Ciò che ne consegue è comunque una riflessione più profonda: ma come sarà venuta in mente, nelle amministrative del 2004, ad un 'doroteo' di razza, com'è il buon Prof. Miconi, l'idea di proporre (e si che lo conosceva bene), un elemento del genere alla guida del nostro bel paesello? Non sarà forse che ha ceduto alla disperazione dell'ex "Margherita" maceratese, che ce lo ha tanto entusiasticamente rifilato? Insomma, con tante 'croci' da sopportare, era proprio il caso di accollarci anche questa?.
E poi dicono che uno si butta a destra!

mercoledì 11 novembre 2009

"QUALUNQUISMO: MALATTIA INFANTILE"

L'atteggiamento è antico, forse quanto l'uomo; si tratta del 'qualunquismo'. Troppo facile, ma anche ridicolo, trincerarsi dietro alla nausea di facciata nei confronti della politica affermando che: "Tanto sono tutti uguali, pigliano lauti stipendi e se ne fregano della gente. Non ne voglio più sapere; sono molto arrabbiato e penso solo ai miei interessi".
Questa espressione è sintomatica dei molti delusi, tanti dei quali si recano comunque regolarmente ai seggi per votare Partiti e/o esponenti di maggiore rilevanza televisiva. Si tratta soprattutto di gente semplice, assuefatta alle consuetudini, culturalmente modesta, di limitato senso critico, senza forti ideali, ma dalla genuina e risoluta irritazione.
Se si riflette un attimo su questo intenso rancore, si comprende meglio la contraddiziòne che sfugge all'indifferente; l'astio infatti dovrebbe stimolare una reazione alle cause che lo originano. Se così non è, vuol dire che essi eludono anche le conseguenze delle scelte politiche istituzionali (dall'Amministrazione locale al Governo centrale) che condizionano la qualità della vita dell'intera collettività.
D'altronde bisogna convenire che non è 'colpa loro' visto che il "sistema" che ci caratterizza, basato sull'egemonia di un contenuto gruppo di 'potentati', vive e prospera proprio sul disinteresse e la rassegnazione, subdolamente imposti dai vari Poteri (politico, economico, religioso, culturale), alla maggioranza dei 'sudditi'.
Da cotanta premessa si può quindi facilmente dedurre che l'emancipazione umana, la conquista dei diritti dei popoli, la liberazione degli oppressi, la democrazia, sono 'affidate' all'impegno, alla tenacia, al sacrificio, alla generosità di infime minoranze o, addirittura, all'immane coraggio di singoli individui che hanno concretamente inciso nella storia dell'umanità.
Quali sono le peculiarità, l'originalità di questi soggetti, tanto invisi e, da sempre, perseguitati dai 'dominanti'? Semplice; la capacità di 'leggere' il presente affidandosi al passato per proiettarsi nel futuro.
Qualche significativo esempio: perché Berlusconi "è sceso in campo"? Quel 20% di italiani (risultati dai suoi stessi sondaggi) informati, critici e liberi pensatori, lo hanno subito inteso. I restanti connazionali fanno fatica ancora oggi, malgrado l'impudente evolversi degli avvenimenti, a comprenderlo.
Inoltre, perché il 'centro-sinistra' ha difficoltà a coagularsi in un solido e omogeneo raggruppamento di opposizione, al di là degli opportunismi di 'casta' e scissioni di 'princìpio'? Non è che ha perso ogni ritegno etico e aspirazione ideale?.
Per sintetizzare il concetto, non resta che rifarsi a Tocqueville: "Quando il passato non rischiara più l'avvenire, la mente cammina nelle tenebre".

lunedì 9 novembre 2009

"IL FUTURO? SVEGLIA FRATELLI!"


Gli uomini delle istituzioni, non eletti dal popolo ma imposti dai Partiti, brancolano nel buio assoluto. Non solo per mancanza di 'coperture' con la conseguente sospensione, la prima nella storia repubblicana, dei lavori alla Camera, ma per la totale negazione del ... senso dello Stato.
Non si tratta di una lacuna estemporanea; sono ormai tre lustri che i governi navigano a vista, succubi più delle vicissitudini dell'uomo più inquisito al mondo che delle problematiche, anche gravi come la crisi in atto, della nazione.
Il collante che per tanti anni ha tenuto insieme un'accozzaglia di opportunisti senza scrupoli è stata la finalità che ha accomunato, con qualche generosa eccezione, tutta la 'casta' politicante interessata esclusivamente alla strenua difesa dei propri privilegi e delle invereconde bramosie che hanno condotto il Paese alla soglia della catastrofe.
Il debito pubblico è drammatico (1.700 miliardi di €) e sembra destinato a dilatarsi; il PIL (prodotto interno lordo), la ricchezza della nazione, è in fase decrescente. Il lavoro un 'privilegio', la sopravvivenza sempre più stentata.
In un contesto così preoccupante, nascosto o sminuito da scandali di 'palazzo', informazione edulcorata e/o fuorviante, editti e proclamazioni di un Premier in perenne esaltazione, si accetta con pietosa rassegnazione persino la richiesta di un emerito 'nessuno' come Vespa (che chiede un compenso lordo annuo di 'soli' 1.600.000 € per il rinnovo contrattuale del salotto berlusconiano "Porta a porta"). Anche i lauti stipendi (sempre in fase di rapida ascensione) di dirigenti, manager e parlamentari non stimolano 'rabbia reattiva', ma, tutt'al più, nauseato sbigottimento e rancore estemporaneo.
In tutto questo baillàmme, e tra un assurdo "Ponte sullo Stretto" e anacronistiche "Centrali atomiche", si corre verso ... la privatizzazione dell'acqua; non solo un affare da miliardi per pochi grandi gruppi privati, ma la trasformazione di un bene pubblico di vitale importanza, in merce.
I creduloni, che purtroppo non sono mai minoranza, hanno subito 'abboccato' all'amo. Convinti che il "privato è bello" già esultano sulle rovine di un pubblico irresponsabile, raramente in grado di essere ad un dignitoso livello di rispetto dei cittadini e pertanto ogni òra facilmente denigrabile, ma comunque (vedi drammatico degrado attuali FS) sempre meno peggio della voracità privata che ha un solo parametro di riferimento: il PROFITTO.
Tale 'fissazione' multinazionale si basa sul contenimento degli investimenti (meno manutenzioni, meno personale, materiale a buon mercato, sub-appalti speculativi, ecc.) e sull'aumento dei prezzi. Città come Caltanisetta e Arezzo (rispettivamente oberate da una spesa per l'acqua di 445 e 363 € annui medi per famiglia) ne sono l'esempio più rilevante di privatizzazione speculativa. Il tutto senza contare la reggenza discrezionale e/o ricattatòria dei gestori. Insomma un bussiness di circa otto miliardi, che lo Stato elargisce consentendone il ... furto legalizzato.
Il 'pubblico' potrà rimanere, ma solo con una quota massima del 40% della società; ciò significa che ogni decisione sarà assunta dal 'socio', privato, di maggioranza.
Questo è solo l'inizio; il resto dei servizi pubblici locali (gas, trasporti, ecc.) sembra afflitto da identico destino. Per i cittadini il futuro si prospetta sempre più 'arrancante'.
Fortuna che almeno i ricchi possono 'godere' di ... acqua minerale e autista.

mercoledì 4 novembre 2009

"BALILLA E MOSCHETTO, FASCISTA PERFETTO"

Un amico, fascista dichiarato (storaciano), mi racconta: "Da bambino mi mandavano alla colonia fascista alla 'Rocca'. La disciplina era assoluta; al cancello di entrata facevamo la guardia con moschetti simulati, ma provvisti di baionetta. Ad ognuno che entrava, le sentinelle dovevano chiedere la 'parola d'ordine'. Un giorno, che non rispettai questa consegna, fui punito, dai due rigidi assistenti, con tre ore fermo sotto il sole. Gli stessi responsabili alla formazione, ci obbligavano a cantare inni fascisti, ad eseguire esercizi ginnici ed esercitazioni militari in un clima di rigida disciplina. Sai cosa hanno fatto i due assistenti dopo la 'liberazione'? Sono diventati 'socialisti'!".
Essendo quasi coetaneo, ho potuto suffragare la veridicità delle condizioni del tempo per cui ciò che mi ha più sconcertato è stato il suo solo rilevare l'opportunismo dei sorveglianti; non un accenno critico alle tante costrizioni e vessazioni a cui, noi bambini, venivamo sottoposti. L'ingenua mente fanciullesca, soggiogata da figure adulte e oltretutto intimorita da burbere ingiunzioni , non poteva sottrarsi alla condizionante disciplina; solo dopo la 'liberazione' ci dissero che quegli atteggiamenti non erano frutto discrezionale del personale educativo-assistenziale, ma legiferati dai vertici del 'regime' allo scopo di 'formare' la gioventù in assonanza con i crismi culturali e politici tipici dell'epoca.
Sorprendersi dei 'trasformisti' mi sembrava piuttosto riduttivo e anacronistico visto che circa l'80% della popolazione si lascia "trasportare dal ... vento". Il tentativo di farglielo notare fu vanificato dalla sua 'preventiva aggressività'.
L'episodio potrebbe sembrare occasionale e frivolo; in realtà mi ha sollecitato una serie di riflessioni che scaturivano da semplici domande: la realtà che viviamo è affine alla natura umana o conseguenziale ad un 'destino', ormai radicato e ineluttabile (?), che viene tramandato da tempi immemorabili? E quindi: come mai "l'uomo" è sostanzialmente infelice, si sente costantemente irrealizzato, sottoposto a continui conflitti, ingiustizie, sopraffazioni alle quali, alfine, si rassegna? Un bambino, creatura inerme e indifesa, cosa può esigere dagli adulti se non sicurezza, amore, gioco e le dolci, oneste risposte alla sua infinita curiosità? Perché non aiutarlo a maturare attraverso la progressiva assunzione delle sue responsabilità affinché sia sempre in grado di agire e comportarsi come un soggetto pensante e affidabile? Perché si ricorre al facile autoritarismo anziché alla più adeguata e produttiva autorevolezza? Quanto incidono nella formazione di un soggetto il luogo di nascita, l'ambiente famigliare, la religione e la cultura tipica del 'sistema'? Perché le istituzioni scolastiche si limitano, anche nelle società democratiche, alla pura trasmissione di cognizioni nozionistiche, escludendo ogni forma di "partecipazione critica", di crescita intellettiva, di confronto e discussione su tematiche attuali, sull'acquisizione di una cultura autenticamente formativa? Perché, in definitiva, non si vuole percorrere il cammino verso la realizzazione dell'UOMO, maturo, libero, pensante e amplificato nella sua identità originale?.
Quanti interrogativi e quant'altri ne avrei potuti trascrivere, ma forse ne bastava uno: "Perché siamo nati?" Solo quando riusciremo a trovare la 'giusta' risposta a cotale quesito potremo dire di essere vicini alla configurazione che la natura ci ha assegnato; a quel punto però non avremmo più bisogno di ... un PADRE. Forse è proprio questo che i 'potenti' temono.