mercoledì 4 novembre 2009

"BALILLA E MOSCHETTO, FASCISTA PERFETTO"

Un amico, fascista dichiarato (storaciano), mi racconta: "Da bambino mi mandavano alla colonia fascista alla 'Rocca'. La disciplina era assoluta; al cancello di entrata facevamo la guardia con moschetti simulati, ma provvisti di baionetta. Ad ognuno che entrava, le sentinelle dovevano chiedere la 'parola d'ordine'. Un giorno, che non rispettai questa consegna, fui punito, dai due rigidi assistenti, con tre ore fermo sotto il sole. Gli stessi responsabili alla formazione, ci obbligavano a cantare inni fascisti, ad eseguire esercizi ginnici ed esercitazioni militari in un clima di rigida disciplina. Sai cosa hanno fatto i due assistenti dopo la 'liberazione'? Sono diventati 'socialisti'!".
Essendo quasi coetaneo, ho potuto suffragare la veridicità delle condizioni del tempo per cui ciò che mi ha più sconcertato è stato il suo solo rilevare l'opportunismo dei sorveglianti; non un accenno critico alle tante costrizioni e vessazioni a cui, noi bambini, venivamo sottoposti. L'ingenua mente fanciullesca, soggiogata da figure adulte e oltretutto intimorita da burbere ingiunzioni , non poteva sottrarsi alla condizionante disciplina; solo dopo la 'liberazione' ci dissero che quegli atteggiamenti non erano frutto discrezionale del personale educativo-assistenziale, ma legiferati dai vertici del 'regime' allo scopo di 'formare' la gioventù in assonanza con i crismi culturali e politici tipici dell'epoca.
Sorprendersi dei 'trasformisti' mi sembrava piuttosto riduttivo e anacronistico visto che circa l'80% della popolazione si lascia "trasportare dal ... vento". Il tentativo di farglielo notare fu vanificato dalla sua 'preventiva aggressività'.
L'episodio potrebbe sembrare occasionale e frivolo; in realtà mi ha sollecitato una serie di riflessioni che scaturivano da semplici domande: la realtà che viviamo è affine alla natura umana o conseguenziale ad un 'destino', ormai radicato e ineluttabile (?), che viene tramandato da tempi immemorabili? E quindi: come mai "l'uomo" è sostanzialmente infelice, si sente costantemente irrealizzato, sottoposto a continui conflitti, ingiustizie, sopraffazioni alle quali, alfine, si rassegna? Un bambino, creatura inerme e indifesa, cosa può esigere dagli adulti se non sicurezza, amore, gioco e le dolci, oneste risposte alla sua infinita curiosità? Perché non aiutarlo a maturare attraverso la progressiva assunzione delle sue responsabilità affinché sia sempre in grado di agire e comportarsi come un soggetto pensante e affidabile? Perché si ricorre al facile autoritarismo anziché alla più adeguata e produttiva autorevolezza? Quanto incidono nella formazione di un soggetto il luogo di nascita, l'ambiente famigliare, la religione e la cultura tipica del 'sistema'? Perché le istituzioni scolastiche si limitano, anche nelle società democratiche, alla pura trasmissione di cognizioni nozionistiche, escludendo ogni forma di "partecipazione critica", di crescita intellettiva, di confronto e discussione su tematiche attuali, sull'acquisizione di una cultura autenticamente formativa? Perché, in definitiva, non si vuole percorrere il cammino verso la realizzazione dell'UOMO, maturo, libero, pensante e amplificato nella sua identità originale?.
Quanti interrogativi e quant'altri ne avrei potuti trascrivere, ma forse ne bastava uno: "Perché siamo nati?" Solo quando riusciremo a trovare la 'giusta' risposta a cotale quesito potremo dire di essere vicini alla configurazione che la natura ci ha assegnato; a quel punto però non avremmo più bisogno di ... un PADRE. Forse è proprio questo che i 'potenti' temono.

1 commento:

  1. Salve
    chi sa se esisteva un moschetto balilla ad aria compressa?
    grazie Pietro

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