mercoledì 11 novembre 2009

"QUALUNQUISMO: MALATTIA INFANTILE"

L'atteggiamento è antico, forse quanto l'uomo; si tratta del 'qualunquismo'. Troppo facile, ma anche ridicolo, trincerarsi dietro alla nausea di facciata nei confronti della politica affermando che: "Tanto sono tutti uguali, pigliano lauti stipendi e se ne fregano della gente. Non ne voglio più sapere; sono molto arrabbiato e penso solo ai miei interessi".
Questa espressione è sintomatica dei molti delusi, tanti dei quali si recano comunque regolarmente ai seggi per votare Partiti e/o esponenti di maggiore rilevanza televisiva. Si tratta soprattutto di gente semplice, assuefatta alle consuetudini, culturalmente modesta, di limitato senso critico, senza forti ideali, ma dalla genuina e risoluta irritazione.
Se si riflette un attimo su questo intenso rancore, si comprende meglio la contraddiziòne che sfugge all'indifferente; l'astio infatti dovrebbe stimolare una reazione alle cause che lo originano. Se così non è, vuol dire che essi eludono anche le conseguenze delle scelte politiche istituzionali (dall'Amministrazione locale al Governo centrale) che condizionano la qualità della vita dell'intera collettività.
D'altronde bisogna convenire che non è 'colpa loro' visto che il "sistema" che ci caratterizza, basato sull'egemonia di un contenuto gruppo di 'potentati', vive e prospera proprio sul disinteresse e la rassegnazione, subdolamente imposti dai vari Poteri (politico, economico, religioso, culturale), alla maggioranza dei 'sudditi'.
Da cotanta premessa si può quindi facilmente dedurre che l'emancipazione umana, la conquista dei diritti dei popoli, la liberazione degli oppressi, la democrazia, sono 'affidate' all'impegno, alla tenacia, al sacrificio, alla generosità di infime minoranze o, addirittura, all'immane coraggio di singoli individui che hanno concretamente inciso nella storia dell'umanità.
Quali sono le peculiarità, l'originalità di questi soggetti, tanto invisi e, da sempre, perseguitati dai 'dominanti'? Semplice; la capacità di 'leggere' il presente affidandosi al passato per proiettarsi nel futuro.
Qualche significativo esempio: perché Berlusconi "è sceso in campo"? Quel 20% di italiani (risultati dai suoi stessi sondaggi) informati, critici e liberi pensatori, lo hanno subito inteso. I restanti connazionali fanno fatica ancora oggi, malgrado l'impudente evolversi degli avvenimenti, a comprenderlo.
Inoltre, perché il 'centro-sinistra' ha difficoltà a coagularsi in un solido e omogeneo raggruppamento di opposizione, al di là degli opportunismi di 'casta' e scissioni di 'princìpio'? Non è che ha perso ogni ritegno etico e aspirazione ideale?.
Per sintetizzare il concetto, non resta che rifarsi a Tocqueville: "Quando il passato non rischiara più l'avvenire, la mente cammina nelle tenebre".

4 commenti:

  1. Purtroppo l'impostazione mentale che hai descritto è quella comune al giorno d'oggi.Ognun per sè e Dio per tutti.E i "Silvio" ballano, basta raccontare al popolo qualche favoletta e la festa è fatta. La mancanza di una coscienza collettiva è un problema grave; ma il '68 allora non solo è fallito, ma ha anche creato un popolo di disillusi!
    CULTURA! (come tu m'insegni).

    Ciao.

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  2. Penso che lo speciale di Fabio Fazio con Saviano sia allucinante quanto il film visto mercoledì...questa settimana troppi pugni nello stomaco...devo riprendermi...ciao Rom, spero che fai troppi incubi!!
    a mercoledì!

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  3. errata corrige:
    che NON fai troppi incubi...scusa te stavo a portà sfiga...ciauz!

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  4. Visto che siete tutti belli carichi,Vi propongo un bel 5 dicembre a roma al no b day, che ne dite? Organizziamoci e partiamo......!

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