lunedì 27 luglio 2009

"IL PAESE DEI CREDULONI"

Il numero dei creduloni italiani è davvero inimmaginabile, è talmente sproporzionato al punto da rappresentare una patologia grave. L'affezione è diffusa in tutti gli strati sociali del paese, in tutti gli ambiti professionali. Pensate, ci sono uomini di teatro che votano per il Pdl e non si limitano a votare, ma si candidano e vengono eletti nelle liste di questa destra e magari, in buona fede, si dedicano con zelo a preparare leggi e provvedimenti a favore delle arti dello spettacolo convinti di potere ottenere importanti risultati. Come è possibile essere così sprovveduti? Ci sono operai, in gran numero, che delusi dal centro-sinistra si orientano verso la Lega pensando forse che così vinceranno la guerra dei poveri contro la mano d'opera immigrata. Ma come è possibile una tale dabenaggine?
Questo è un governo che vocazionalmente favorisce i potenti e gli evasori, non tanto a causa delle idee politiche che millantando credito dichiara di sostenere, quanto perché è il governo di un solo padrone, un uomo che mentre il Paese si dibatte in una grave crisi ed è precipitato nella recessione vera e propria, si comporta come la caricatura di un imperatore romano dandosi ad un grottesco libertinaggio da satrapo di provincia e, nel tempo libero fra un abboccamento e lìaltro con fanciulle compiacenti o con professioniste profumatamente pagate, si occupa con energia di operazioni di pura immagine per nascondere i raggiri a danno dei cittadini più deboli.
I terremotati abruzzesi, per esempio, dopo essere stati strumentalizzati ad uso di una delle tante operazioni maquillage e avere fatto impennare gli ascolti grazie alla sarabanda degli spettacoli del dolore, subiscono magari l'atroce e ripugnante beffa di vedersi recapitare lettere di licenziamento proprio nelle tende dove sono accampati per avere perso gli spazi della loro esistenza.

(Moni Ovadia - "l'UNITA'" del 25/7/09)

sabato 11 luglio 2009

"IL MIO OMBELICO E' PIU' GUEVARISTA DEL TUO"

Rifondazione comunista-Comunisti italiani 3,38 / Sinistra e libertà 3,12. Insieme avrebbero preso il 6,5%. Così hanno reso inutile il voto di sei italiani e mezzo su cento (il mezzo è Brunetta). Le colpe della sinistra radicale sono pari alla sua ottusità.
Sommando i voti dei partiti (ahahahhahah) della sinistra massimalista (va be') con quelli di Di Pietro, si ottiene poco meno del 15 per cento. Segno che i numeri ci sarebbero: quindici persone su cento non voteranno mai Berlusconi e al tempo stesso non si riconoscono nel Partito Dalema.
Curiosamente è la stessa percentuale che in Francia è stata intercettata dai Verdi, che in Italia hanno però l'appeal di un saggio di Alberoni e la credibilità di un vaticinio di Bertolaso. All'estero si compatta, in Italia si spezzetta. Ognuno in sella al proprio ombelico, tra una masturbazione in finto cachemire e una erre moscia di ritorno. Qualcuno era comunista e oggi è solo incazzato. Cani sciolti e abbaianti, per un dolore a caso. Vamos
(Andrea Scanzi - "MicroMega" 4/2009)

"IL COITO INTERROTTO DEI PAPI BOYS"

PdL 35,26. Le attese erano per un 40 % o quasi, quindi c'è delusione (parzialmente fugata dai rovesci del centro-sinistra nelle amministrative). Molti non sono andati a votare, altri hanno scelto Lega o Casini. Doveva essere l'apoteosi, è stato un coito interrotto. Daniele Capezzone ha prontamente stilato le cinque cause del quasi insuccesso. 1) La campagna diffamatoria degli organi di informazione, notoriamente di sinistra (soprattutto le tivù). 2) La cessione di Kakà. 3) La cessione di Veronica Lario. 4) La mancata cessione di Noemi Letizia. 5) El Pais.
Capezzone, il cui cognome è non a caso doppiamente fallico, ha come sempre ragione. Lo stimo molto, mi ispiro a lui (soprattutto quando ho problemi di diuresi). Credo però ci siano state altre concause che hanno tramato contro il centro-destra: il buco dell'ozono, la fine delle mezze stagioni e la conformazione cranica a fagiolo zolfino di Sandro Bondi (nulla è più triste di un fagiolo zolfino: non so perché, ma è così).
Silvio Berlusconi l'ha presa molto bene. Per una settimana si è chiuso in uno stizzito mutismo, poi ha sobriamente parlato di complotto (questa è nuova), disfattismo (ah si?) e "trame eversive". Considerato che tutto sommato ha comunque vinto, vien da chiedersi: che faceva se perdeva? Invadeva la Libia sulle note di Balla di Umberto Balsamo, facendo "cucù" all'amico Gheddafi prima di colonizzarlo in segno di stima? Bah.
Di Berlusconi piace (anche) la sobrietà. E' uno che non va mai sopra le righe. Mai. Perfino quando lo criticano, lui è disponibile. Sempre. Per questo lo amiamo. Per questo e per quel suo lessico desunto dalla lettura random dello Scarabeo. "Criminoso", "insufflato", "grumi eversivi": il Cavaliere è un innovatore anche linguistico, non solo politico. La sua dialettica è un incrocio tra un Devoto Oli per dislessici e una conferenza in armeno di Trapattoni. Berlusconi parla come una parrucchiera convinta di essere colta ( e quel che è peggio pensa come una parrucchiera convinta di essere parrucchiera).
(Andrea Scanzi - "MicroMega" 4/2009)

lunedì 6 luglio 2009

"E' LA SOLITA STORIA!"

Il ritmo cadenzato dei tamburi annuncia la "rievocazione" che, da qualche decennio, proietta la "città" di Mogliano nel folclore interprovinciale. Per cinque giorni una miriade di comparse sopportano caldo, sudore e qualche arguto motteggio, per dare lustro ad una storia senza ... 'storia'.
Come sarebbe a dire? L'imperatrice Maria Teresa d'Austria, referente regale dell'esercito austro-ungarico, non rilasciò, nel 1744, l'attestato che attribuì a Mogliano l'ambito titolo di 'città'? Non lo fece forse per ripagare i moglianesi dell'epoca della cortesia, l'affabilità e l'ossequio con cui il clero e le signorie locali accolsero i suoi 5000 soldati che vi stanziarono per quasi un mese? Certamente si! Carta canta! E allora?
Allora mi viene spontaneo un piccolo dubbio: ma non è che i nostri amabili antenati furono vittime di un pacchiano raggiro? Dichiarare 'città' un paesino di qualche migliaio di abitanti sembrerebbe, al di là delle formalità, un controsenso, una ridicola fanfaluca, una chiara presa per il didietro. Azzardiamo ordunque l'ipotesi che quei soldati, consapevoli del panico che la loro presenza incuteva, sfruttavano la situazione al meglio, rilasciando alfine agli anfitrioni, uno dei tanti 'diplomi' prestampati, aggregati al seguito.
Come vissero in realtà i moglianesi questa 'storia'? L'analisi è affidata a stralci del documento ufficiale in appresso trascritti:
"... Ha fatto moltissimi festini coll'intervento di tutti gli Ufficiali e della civiltà (ceto nobile) del paese. In casa del Sig. Loreti, avanti a Santa Caterina, era il quartiere di molti soldati, e vi si faceva festino spessissime volte ballandosi e suonandosi.
... L'ultimo giorno di aprile è venuto (ai militari) l'ordine di andar via e il primo maggio alla mattina è seguita la marcia, con qualche loro dispiacere per essere stati ben trattati, non essendogli mai mancato niente... (al punto) che hanno lasciato un diploma della regina di Ungheria, col quale dichiara "città" questo paese.
... Nel passo e permanenza de' tedeschi, siamo stati allegramente e ci siamo divertiti; ma però ci è costato assai caro, imperciocché la comunità ha dovuto pagare più di 100 scudi per le spese, compresovi quallo che ha pagato per comprar legne e pane, che i soldati non pagavano, e il fieno, e paglia per i cavalli degli ufficiali, i quali pagavano solamente l'orzo.
Quest'anno è stato assai miserabile per le nostre bestie di campagna alle quali siamo stati costretti levare la necessaria pronisione per mantenere il magazzeno di paglia e fieno, oltre di quello che ci veniva portato dai circonvicini paesi ...".
La storia reale non può essere allora una banale pergamena che, ridicolmente, ci assegna il titolo di 'città', ma l'estrema miseria, la fame atroce cui sono stati costretti villici e poveracci che già, senza la presenza militare, vivevano di stenti e tribolazioni per mantenere ricchi e clero.
Anche oggi, nelle rievocazioni, i derelitti seguono a distanza i ceti privilegiati, ma questa è realtà preistorica, radicata, scontata, normalizzata. Ecco perché non fa ... storia.