lunedì 6 luglio 2009

"E' LA SOLITA STORIA!"

Il ritmo cadenzato dei tamburi annuncia la "rievocazione" che, da qualche decennio, proietta la "città" di Mogliano nel folclore interprovinciale. Per cinque giorni una miriade di comparse sopportano caldo, sudore e qualche arguto motteggio, per dare lustro ad una storia senza ... 'storia'.
Come sarebbe a dire? L'imperatrice Maria Teresa d'Austria, referente regale dell'esercito austro-ungarico, non rilasciò, nel 1744, l'attestato che attribuì a Mogliano l'ambito titolo di 'città'? Non lo fece forse per ripagare i moglianesi dell'epoca della cortesia, l'affabilità e l'ossequio con cui il clero e le signorie locali accolsero i suoi 5000 soldati che vi stanziarono per quasi un mese? Certamente si! Carta canta! E allora?
Allora mi viene spontaneo un piccolo dubbio: ma non è che i nostri amabili antenati furono vittime di un pacchiano raggiro? Dichiarare 'città' un paesino di qualche migliaio di abitanti sembrerebbe, al di là delle formalità, un controsenso, una ridicola fanfaluca, una chiara presa per il didietro. Azzardiamo ordunque l'ipotesi che quei soldati, consapevoli del panico che la loro presenza incuteva, sfruttavano la situazione al meglio, rilasciando alfine agli anfitrioni, uno dei tanti 'diplomi' prestampati, aggregati al seguito.
Come vissero in realtà i moglianesi questa 'storia'? L'analisi è affidata a stralci del documento ufficiale in appresso trascritti:
"... Ha fatto moltissimi festini coll'intervento di tutti gli Ufficiali e della civiltà (ceto nobile) del paese. In casa del Sig. Loreti, avanti a Santa Caterina, era il quartiere di molti soldati, e vi si faceva festino spessissime volte ballandosi e suonandosi.
... L'ultimo giorno di aprile è venuto (ai militari) l'ordine di andar via e il primo maggio alla mattina è seguita la marcia, con qualche loro dispiacere per essere stati ben trattati, non essendogli mai mancato niente... (al punto) che hanno lasciato un diploma della regina di Ungheria, col quale dichiara "città" questo paese.
... Nel passo e permanenza de' tedeschi, siamo stati allegramente e ci siamo divertiti; ma però ci è costato assai caro, imperciocché la comunità ha dovuto pagare più di 100 scudi per le spese, compresovi quallo che ha pagato per comprar legne e pane, che i soldati non pagavano, e il fieno, e paglia per i cavalli degli ufficiali, i quali pagavano solamente l'orzo.
Quest'anno è stato assai miserabile per le nostre bestie di campagna alle quali siamo stati costretti levare la necessaria pronisione per mantenere il magazzeno di paglia e fieno, oltre di quello che ci veniva portato dai circonvicini paesi ...".
La storia reale non può essere allora una banale pergamena che, ridicolmente, ci assegna il titolo di 'città', ma l'estrema miseria, la fame atroce cui sono stati costretti villici e poveracci che già, senza la presenza militare, vivevano di stenti e tribolazioni per mantenere ricchi e clero.
Anche oggi, nelle rievocazioni, i derelitti seguono a distanza i ceti privilegiati, ma questa è realtà preistorica, radicata, scontata, normalizzata. Ecco perché non fa ... storia.

2 commenti:

  1. Effettivamente mi ha molto sorpreso (è la prima volta che vedo la festa) questa mania di festeggiare i nobili, cioè quelle poche decine di persone che vivevano alle spalle dei tanti poveri e morti di fame, di Mogliano come di tanti paesi in quel periodo. Eppure c'è stata la Revolution, place de la Concorde bagnata di sangue, Re Luigi e Maria Antonietta sulla ghigliottina. Io tutta questa nostalgia del '700 non ce l'ho.
    Mario R. - Macerata
    P.S.: Qualche foto tuttavia l'ho fatta. Una domanda, però. Ma tutti i soldi che stanzia il Comune per le feste vanno solo nelle tasche di chi organizza le osterie?

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  2. Per questa festa senza 'storia', nella totalità di tutte le edizioni fino al 2006, l'amministrazione comunale ha sostenuto un onere complessivo pari a 235.853,52 €. A questa cifra va ovviamente aggiunto l'ammontare delle ultime tre edizioni per un totale approssimativo di circa 300.000 €.
    In questo contesto, gli introiti acquisiti dalle contrade attraverso le osterie pare che restino a disposizione delle medesime. Un caro saluto e una adeguata riflessione. Grazie Romolo

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