domenica 31 ottobre 2010

"NON CI RESTA CHE PIANGERE?"

Sotto il profilo letterale e verbale, i sostantivi Uomo/Donna e Maschio/Femmina sono sinonimi; ciò vuol dire che tutti esprimono l'appartenenza allo specifico sesso.
Questa precisazione è necessaria, ma non può ritenersi assoluta. Infatti se si approfondisce il concetto con una realistica riflessione sul senso che viene, spesso inconsapevolmente, loro attribuito, si possono rilevare interpretazioni alquanto dissimili. Hanno lo stesso senso le definizioni UOMO e MASCHIO? C'è equivalenza tra DONNA e FEMMINA? Un attimo di raziocinio permette istintivamente di risaltare la sensibile differenza. Non a caso il 'grande' Totò ci ha lasciato l'immortale composizione "Malafemmena".
Se tali sottigliezze hanno allora un preciso significato, perché Berlusconi conclama e reitera pubblicamente: "Io amo le donne"? Per essere coerente con le sue frequentazioni dovrebbe affermare: "Io amo le femmine"; così facendo, oltre a non offendere adolescenti e signore di certa levatura morale, darebbe inequivocabile risalto alla sua 'effervescente' mascolinità, a quella esuberante 'virilità' (?) tanto apprezzata e osannata dai suoi inebriati ammiratori che, non a caso, sottolineano con risoluto orgoglio: "Noi non siamo gay".
Anche il persistente ricorso alla parola "amore" però è ingannevole e improprio; nel mercimonio non c'è infatti nessun vincolo o stimolo affettivo, tanto che una "escort" (gergo inglese ritenuto meno 'disonorevole' dell' italica "mignotta") svende il proprio corpo per esclusivo interesse materiale.
Allora perché tanta perseverante ostinazione sull'impiego di parole inappropriate?
Per tentare di comprendere le finalità che impongono tale insistenza, dobbiamo innanzitutto non dimenticare che Berlusconi è stato il geniale 'produttore' delle fiction, colui che nel 94 ammaliò la maggioranza degli elettori con una 'seducente' immagine a reti unificate; lo stesso che anni dopo, da Vespa, sottoscrisse platealmente il 'famoso' contratto con gli ... italiani; un artista della 'lusinga', grande conoscitore delle 'debolezze' e dei limiti culturali italici, abile nel dirottare ogni semplice mente verso scelte informative marginali o pruriginose, di immediata implicazione mentale.
Non a caso è proprietario di tre emittenti televisive e, come capo del Governo, principale gestore della pubblica (?) RAI. Quasi un monopolio divulgativo finalizzato a promuovere messaggi e immagini che si propongono di:
1) minimizzare l'aspetto dissoluto per risaltare quello 'mascolino';
2) distogliere l'attenzione dai reali problemi del Paese;
3) esaltare la scaltrezza e la degenerazione a spese della legalità e della costumatezza;
4) dissimulare i limiti politici;
Se a tali rilievi si perviene attraverso l'analisi comportamentale del "libertinaggio senile" di un vecchio malvissuto terrorizzato dalla morte (sarà questa la malattia denunciata dall'ex moglie Veronica Lario?), ancora più rimarchevole è il percorso istituzionale che ha fortemente inciso sulla cultura nazionale, noto come "berlusconismo", in sintesi rilevabile dalle seguenti considerazioni:
a) priorità degli interessi personali rispetto a quelli della collettività;
b) perenne 'vittimismo' (toghe 'rosse', comunisti, ...) ratificato da ben 40 leggi ad personam;
c) menzognero;
d) megalomane, insofferente alla Costituzione;
Resta inteso che ognuno è libero di condividere o meno i rilievi sinteticamente elencati. Il problema fondamentale, però, è se sono riconducibili alla realtà; se non lo sono, come si suol dire, tutto va bene, ma se lo sono allora ... non ci resta che piangere.



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