Certo è che i soldi, come si usa dire, "non danno la felicità, ma certamente aiutano a vivere meglio". Questa convinzione è sintomatica di una realtà che, da molto tempo, caratterizza il nostro modo di 'campare', basato soprattutto sull'avere, anziché, come natura vorrebbe, sull'essere. Tutto insomma sembrerebbe risaltare una collettività umana più 'compatta' nell'adorazione del "Dio denaro" che degli specifici referenti religiosi.
Se così è, vuol dire che uno dei principali colpevoli del 'malessere' che affligge l'umanità, è (oltre al fanatismo, l'indifferenza, l'intolleranza, la paura, ecc.) l'egoismo. Non certo fino al suo contenimento entro gli umani livelli a salvaguardia della propria e altrui esistenza, ma quando viene esasperato, trasformato cioè in cinica avidità. E' a questo punto che l'individuo perde il suo rapporto con gli altri e vive solo ed esclusivamente con e per se stesso; il 'disprezzo delle convenzioni sociali' lo domina e lo condiziona al punto che ogni attimo della sua quotidianità è caratterizzato dall'esasperato opportunismo. Tutto è finalizzato al raggiungimento e soddisfacimento delle proprie ambizioni.
Subdolo, abile nel nascondersi dietro il paravento di una eloquenza raffinata e persuasiva, si muove con cautela e chiarezza di obiettivi ben definiti: il raggiungimento di traguardi che garantiscano il massimo guadagno col minimo lavoro. Nella società attuale, da diversi decenni, questa condizione è assicurata, soprattutto, dalla politica politicante, quella che ormai caratterizza qualsiasi struttura partitica.
Quanti 'opportunisti' hanno realizzato questo desiderio? L'abitudine al ... modo di vivere, non aiuta il semplice cittadino a discernere chiaramente tali "tumori"; volendo però, ognuno è in grado di percepire simili personaggi che, con l'inganno, approfittano della fiducia degli elettori per raggiungere scopi assolutamente personali.
Se si parte dal presupposto che la "politica", secondo la concezione degli antichi greci, consiste nell'avere, da parte dell'eletto, un elevato senso di responsabilità nei confronti del 'bene comune', è chiaro che l'opportunista è decisamente un assoluto "irresponsabile".
Berlusconi, che in un momento di rara sincerità (confermato dal 'fido' Confalonieri) ammise a Montanelli che se non ... "si metteva in politica sarebbe fallito e andato in galera", ne è la figura più rilevante. Ma quanti 'berlusconini', sia a destra che a sinistra, caratterizzano la "casta" politicante dai vertici 'romani' fino al più piccolo paese? Basta fare una semplice cernita anche nella realtà moglianese per rendersi conto che il mini vertice pseudo mafioso locale è ancora caratterizzato da diverse figure 'storiche' che ne hanno condizionato lo sviluppo, specie quello culturale, umano e solidaristico, a vantaggio dei propri, ridicoli interessi.
Anche attualmente c'è chi si prepara alla conquista della sospirata 'poltrona' (altro salto nel vuoto?) affidandosi alla carica di segretario provinciale di un partitino in ascesa; le vie del "cinico politicante" sono infinite, ma tutte obbligatoriamente dentro una struttura organizzata per il ... grande balzo. Sono tutti così spregiudicati? Evidentemente 'no', ma gli onesti sono al punto di costituire ... l'eccezione alla regola.
In un momento critico come l'attuale, si stanno costituendo ed espandendo associazioni e movimenti che si prefiggono una seria e convinta politica basata sulla partecipazione popolare, sulla passione disinteressata, per opporsi responsabilmente al devastante e progressivo degrado economico, ambientale, civile, etico e sociale che sta rapidamente portando allo sfascio l'Italia.
Le conclusioni consigliate sono:
1) partecipare attivamente per perseguire una politica 'pulita' a vantaggio della collettività;
2) informarsi da fonti non suscettibili a condizionamenti partitici o di Potere;
3) non votare alla cieca o sulla 'presunzione' di affidabilità partitica;
4) sondare bene la personalità dei candidati valutandone soprattutto l'opportunismo;
5) non credere che la realtà sia immodificabile. La rassegnazione è il velo ipocrita del vile;
6) liberarsi dalla paura e dal 'ricatto';
Poche regole per non uccidere la SPERANZA. Le future generazioni si affidano alla nostra saggezza.
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