Le considerazioni esposte da Marco Travaglio con i due editoriali recentemente pubblicati, già fanno ben comprendere la sudditanza del PD nei confronti del Primo Ministro Berlusconi. Proprio durante la recente campagna elettorale, una esponente 'piddina' locale, di fronte alla enunciazione di vari fatti comprovanti la tutela degli interessi berlusconiani da parte dei leaders del PD, soprattutto negli anni di governo del centrosinistra, limitava la sua obiezione ad una significativa frase: "Dite sempre le stesse cose". Comprensibile se si fosse affermato di aver 'beccato', magari D'Alema, a fare bisognini dietro qualche albero, ma imputare al maggiore Partito della sinistra di avere sostenuto l'ascesa berlusconiana non è proprio una bazzecola.
La domanda conseguenziale d'obbligo è però: quando è iniziata la cultura berlusconiana? Premesso che corruzione e intrallazzi esistevano anche ai tempi della vecchia DC, bisogna aggiungere che la pudicizia del tempo non ne consentiva l'improntitudine e l'arroganza. Tutto doveva avvenire nel mistero o nel vago; quando si scopriva qualche 'maracchella', la fine politica dei protagonisti era assolutamente assicurata. Il PCI e il PSI vigilavano con attenzione e severità.
Al vertice di quest'ultimo c'era una figura nobile e integerrima come Pietro Nenni che ne garantiva eticità e costume; nel PCI si andava consolidando la segreteria di Enrico Berlinguer, altro uomo di levatura morale assoluta e propugnatore della famosa "Questione morale". Insomma due soggetti di altissima equità e, pertanto, decisamente incorruttibili.
Il problema si poneva però alle spalle di questi esemplari dirigenti, dove lo 'stimolo' intrallazzatorio scalpitava in attesa delle opportunità che potevano presentarsi.
L'occasione per il PSI giunse il 16 luglio 1976 all'Hotel Midas di Roma, quando fu eletto segretario Bettino Craxi. La sua elezione segnò l'inizio di una nuova strategia politica che lo portò ad essere il primo Presidente del Consiglio socialista. La sua segreteria fu anche occasione di rinnovamento ai vertici del Partito, con l'inserimento dei cosiddétti 'quarantenni' che ne stigmatizzarono il nuovo corso politico.
Fu in quel periodo che il 'rampante', giovane Berlusconi consolidò l'amicizia con il leader socialista. Questi lo ripagò, nel 1984, con due decreti che neutralizzarono le ordinanze dei pretori che, in conformità alla legislazione vigente sulle TV private, ne oscurarono i relativi canali in varie Regioni e, nel 90, con la legge Mammì che escluse ogni normativa antitrust e assicurò il possesso di tutte le 3 reti a Mediaset.
La prestigiosa figura di Berlinguer nel PCI, protagonista di esaltanti successi elettorali, non poteva essere messa in discussione. Solo un fatale ictus ne stroncò l'esistenza, il 7 giugno 1984 a Padova, durante l'ultimo comizio. Milioni di affranti 'compagni' ne seguirono il feretro, ma qualche dirigente, in cuor suo, non ne soffrì troppo. Con la caduta del 'muro di Berlino, nel 1989, ebbe inizio la metamorfosi di quel Partito, che tante speranze aveva suscitato nelle classi meno facoltose e più sfruttate.
Nel 1992 scoppia "tangentopoli", un fenomeno corruttivo che coinvolge un'ampia fascia del ceto politico della 'vecchia repubblica'. Un 'bubbone' che travolge i vertici politici di molte realtà istituzionali e offre agli italiani una immagine devastante dell'intera, ingorda classe dirigente. Craxi, in un disperato tentativo di autodifesa, accusa di collusione l'intero sistema partitico; è la conferma dell'estesa degradazione dell'elite partitica.
La speranza che la magistratura, per la prima volta decisamente impegnata contro i potentati istituzionali (raramente sfiorati prima), potesse 'ripulire la nazione dal 'cancro' della dissolutezza partitica, dura qualche anno per poi essere, inesorabilmente, riassorbita nell'alveo della deprimente, ingiusta impotenza.
Il 1994 segna la "discesa in campo" di Silvio Berlusconi; con esso nasce la 2^ Repubblica. L'uomo 'nuovo' dispone di adeguati mezzi mass mediatici ed economici per imporre la sua immagine ad un popolo profondamente deluso e sfiduciato. Vince subito le elezioni; questo travolgente debutto, segna l'inizio dell'era 'berlusconiana'.
Le sinistre, in particolare l'allora PDS (più rappresentativo), si mostrano incapaci di reagire adeguatamente, perdono progressivamente l'identità, soffrono traumatiche lotte intestine, subiscono la protervia delle destre, si sfaldano inesorabilmente fino a connaturarsi con la cultura che il 'magnate' di Arcore propina a 'piene mani'.
Se la POLITICA è "la scienza e l'arte di governare lo Stato", trascorsi oltre tre lustri dal debutto politico di Berlusconi, si può tranquillamente affermare che tale definizione è stata assolutamente disattesa, anche perché il Capo dell'esecutivo si è sempre prioritariamente preoccupato delle proprie problematiche (ben 38 leggi ad personam), acquisendo così anche un protèrvo potere su ogni altra istituzione a tutela della democrazia.
In tale contesto la 'corruzione', rispetto ai tempi di tangentopoli, si è notevolmente dilatata; la Corte dei Conti ha calcolato che questa prassi illecita costa agli italiani circa 60 miliardi di € annui (praticamente 1000 € a carico di ogni cittadino). Ciò che però costituisce il lato più degradante e preoccupante dell'illecita questione, è la pressoché totale impunità della "CASTA".
Questa analisi spiccia, ma sufficientemente eloquente, già aiuta a comprendere come, nel degrado sempre più tracimante, anche le poche individualità che tentano di opporsi, rischiano di essere travolte o risucchiate nella melma putrescente che sale sempre più impetuosa e pericolosa.
Ecco allora che in tale contesto, e valutando l'eloquente atteggiamento del PD che non costituisce alcuna seria opposizione, si può giungere alla conclusione che il 'berlusconismo' è attribuibile a Craxi, ma su quel fertile terreno si è poi sviluppata e amplificata una concezione culturale che non consente una chiara valutazione dei nefasti eventi che si prospettano e, soprattutto, la crescente sensazione d'impotenza degli elettori, risaltata anche dal notevole incremento degli astenuti alle recenti elezioni regionali. Un evidente segnale di protesta, ma che alla resa dei conti, come l'esultanza dei 'meno sconfitti' conferma, non gode di alcuna considerazione.
Forse è il tempo di scuotersi. Se non ora, quando?
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Chiederemo a voi l'abrogazione di questa legge-vergogna. E' l'unica arma che ci rimane, anche se gli amici del Pd si ostinano a definirla “spuntata”. Credo che sia meglio avere un’arma spuntata che avere le mani in pasta. Io preferisco affrontare il nemico che usa le bombe atomiche, anche se ho solo il fioretto, piuttosto che stare a guardare lo sfascio della democrazia in questo Paese. C'è bisogno di una nuova resistenza. E c'è bisogno di qualcuno che inizi a farla.
RispondiEliminaDal primo maggio tre quesiti potranno cambiare la storia di questo Paese: fermare questa legge porcata; evitare che il futuro del Paese sia in mano ad un’energia che porterà più danni che benefici (l'energia nucleare), che non servirà a niente se non a riempire le tasche di pochi imprenditori e a danneggiare i cittadini; evitare la privatizzazione dell'acqua.
Vogliamo passare dalle parole ai fatti. Ci auguriamo che molte altre realtà ci siano vicine e che insieme si possa fermare questa deriva antidemocratica. E' l'unico modo per liberarci da Berlusconi e sconfiggerlo politicamente.
ho postato uno stralcio di un intervento pubblicato da Antonio Di Pietro al seguito della firma di Napolitano sul Legittimo Impedimento...a quanto pare il 1 maggio abbiamo un appuntamento...tu ne sapevi niente Romolo?
RispondiEliminaSapevo della proposta di ricorrere al 'referendum'; sarà un tentativo forse debole per 'frenare' la protervia fascista chiaramente senza più limiti, ne' freni. Il PD o è colluso o soffre di una dirigenza irresponsabile. Ogni segno di 'opposizione' deve essere pertanto adeguatamente sostenuto e valorizzato.
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