In ogni meandro globale, il
rapporto col sangue inizia sin dalla
nascita, ed è talmente forte che il nostro immaginario e la nostra cultura lo
hanno eletto a simbolo stesso della vita.
Due gocce di sangue attirano l’attenzione; di più generano panico e apprensione. Molti sono i ricordi e i drammi che il sangue
rievoca in ogni individuo.
Non altrettanta considerazione
e rilevanza gode invece la linfa che
pure è di vitale importanza. Si può
anzi dire che se la buona salute del nostro corpo dipende dal sangue, la buona
salute del sangue dipende dalla linfa; essa infatti lo nutrisce con l’apporto
di proteine e linfociti.
Come mai il sangue fa tanto
parlare di se mentre la linfa è pressoché ignorata? Semplice: il sangue è
rosso, per cui si vede, e la linfa è trasparente, quindi non appariscente.
Questo aspetto del nostro organismo ha un equivalente
nella nostra società.
Ci sono personaggi “sanguigni”, sempre attivi e al centro dell’attenzione, il
cui moto perpetuo è garantito e risaltato dai media che li pompano continuamente in ogni comparto della società e
in ogni casa (proprio come fa il cuore col sangue).
Poi ci sono personaggi “linfatici”, efficaci e fondamentali, che nessuno vede e
riconosce, che operano in silenzio tenendo in ordine gli strati profondi del
tessuto sociale e rafforzando la salute dell’intera comunità.
Per essere informati sui
comportamenti e sulle dichiarazioni dei personaggi “sanguigni” basta poca
fatica: sintonizzarsi sui “canali” controllati dai Partiti (ho visto quindi è vero), sfogliare giornali ‘pilotati’ dagli
editori, conformarsi acriticamente alle tradizioni culturali e consuetudini
sociali, adattarsi al … nuovo che avanza (potere finanziario, mercato globale, tecnologia
seducente, gadget, …) e rassegnarsi sempre più nella (falsa) convinzione della
propria “impotenza”.
E’ a causa di tutto ciò se, in particolare nell’ultimo
ventennio, l’inarrestabile degrado italico può vantare i ‘governi’ più
corrotti, un ‘parlamento’ ad altissima caratterizzazione delinquenziale, un terrificante
‘debito pubblico’, un’evasione fiscale da primato mondiale, una incapacità e
irresponsabilità politiche più uniche che rare.
Dovrebbe quindi essere ormai evidente a tutti che la “rivoluzione”
e il cambiamento (quello vero) non verranno mai dall’alto, dai poteri forti o
dalle elite privilegiate; nessuno che siede su ogni plancia di comando (dai
piccoli ai grandi) ha realmente intenzione di imporre al sistema la terapia
necessaria.
Tutto ciò a prescindere dalla
grave crisi economica (per anni incoscientemente da Berlusconi negata) che ha
colpito il mondo occidentale; provocata essenzialmente dalle Banche e pagata,
come al solito, dalle fasce più indifese.
L’unica “rivoluzione” possibile può perciò avvenire
solo lontano dal cono di luce dei riflettori, e il suo inizio è sempre una
presa di coscienza individuale; affidarci a coloro che rappresentano la
linfa della società. A quelli le cui azioni poco visibili,
nascondono i meriti più grandi.